Qual è il modo migliore per descrivere la furia di un uragano? Che aggettivi scegliere volendo esprimere verbalmente il profumo di una mammola madida di rugiada? Ugualmente, come spiegare a parole la grandezza di Mozart? Perché la sua musica sa essere potente come le forze della natura e raffinata come l’essenza di un fiore.
Delineare una poetica dei suoni è possibile? Forse sì, probabilmente elaborando un trailer, come per un film, usando aggettivi incisivi e spezzoni di sinfonie e concerti, sparando decibel come fossero cannonate... non è la strada da seguire però. Certa musica non si può "fare a pezzi", sarebbe da codice penale! Tanto più che Mozart non necessita di effetti speciali per sedurre chi si imbatte nella sua produzione musicale. Mettetevi dunque seduti e preparatevi a sorseggiare un buon tè. Avete a vostra disposizione ogni ben di Dio: croissants, biscotti, crostate, cassatine, strudel, spumini, zuppe inglesi, ciambelloni, muffins, éclairs, baci di dama... tutto. Provate se ne avete voglia un boccone di ogni cosa. Siete sazi, anzi no! Credete di essere sazi, fino a quando non vi servono, su una porcellana di ottima fattura, una porzione di delicatissima millefoglie.
La musica di Mozart è quella millefoglie, quella deliziosa millefoglie friabile, soffice, delicata e nutriente, fatta di ingredienti semplici, eppure così difficili da combinare, lavorare e gestire: pentagrammi di farina, punteggiati con crome di lamponi, crescendo di crema pasticcera e gran finale di zucchero a velo… Una millefoglie sì! Perché non c’è una frase musicale in Mozart, in quello più maturo -se è possibile esprimersi in tal senso a proposito di un uomo scomparso a soli trentacinque anni - che non sia una sovrapposizione di temi che si inseguono, si incrociano a due a due, a tre a tre ed oltre, scambiandosi le parti, così che il primo piano di “pasta sfoglia” prenda il posto dell’ultimo e questi quello del secondo e così via. Gli incisi si elaborano, si scontrano, si danno la mano passandosi il testimone della melodia, si trasformano e come un’acqua sorgiva, nascono, zampillano, prendono velocità, rallentano, si quietano in polle cristalline e tornano di nuovo a gorgogliare sonoramente in cateratte e cascate fragorose di armonie a volte inquiete, altre rassicuranti.
Così ci siamo! Il labbro freme pregustando un godimento che promette flussi di emozioni e piacere a profusione ed ecco, finalmente, affondate il cucchiaino nella voluttuosa generosità proteica della vostra millefoglie che già al primo boccone avete dimenticato il gusto di mignon, bomboloni e babà... E ora che avete iniziato, provate ad alzarvi da quella seggiola, se ci riuscite!