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Ivana Spagna ritorna alle sue radici dance

Dopo un periodo difficile e doloroso, ricompaiono il sorriso e la gioia di vivere

di Nadia Macrì - 24 marzo 2014
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Era il 1987 quando una biondissima star internazionale vinceva il Festivalbar. Erano gli anni della dance di Spagna sulle note di Easy Lady, Call me, Dance Dance Dance. Dopo 20 torna al genere che la portò al successo, con il nuovo singolo The magic of love (label Off Limits) che anticipa l'uscita dell'album in lavorazione. Il brano porta la firma di R. Battini – I. Favretto – R. Marchi – G. Spagna – I. Spagna – A. Gordon ed è accompagnato da un videoclip firmato da “ThisGasThing”, in cui ritroviamo un’energetica e irrefrenabile Spagna. L'abbiamo raggiunta per farci raccontare come è nata la voglia di tornare a far ballare e per scoprire alcuni suoi sogni e grandi verità.

 

Finalmente il ritorno dance di Spagna, perché ci hai fatto attendere così tanto?
Perché prima doveva tornarmi questa voglia folle! Perché sono una persona che ha un suo ciclo naturale, io ogni tanto arrivo in saturazione e devo cambiare; adesso mi era venuta questa voglia tremenda di tornare alla dance. Io penso che sia una cosa quasi naturale, anche se la voglia di fare dance ce l’ho sempre, ma adesso non riuscivo più a resistere, ma proprio forse per il momento storico che stiamo vivendo nel nostro Paese un po’ grigio… e allora ho pensato: “Perché non riunire il team di una volta?”, perché nel frattempo, da quando ho cominciato a cantare in italiano, quel team si era un po’ perso, ognuno ha continuato per la propria strada con diverse produzioni americane ed europee. Così un giorno ho preso il telefono, ho cominciato prima da Larry Pignagnoli: “Larry, io voglio ritornare a fare qualcosa ci stai? Certo che ci sto!”. Poi ho parlato con mio fratello, poi con Gordon, e quindi si è ricreato il gruppo con l’aggiunta di Roby Battini che è un bravissimo musicista, e siamo entrati in studio. Ma la cosa bella è stato l’entusiasmo che, in questa gente che ha fatto tante produzioni, non è svanito. È stata una magia: The Magic of Love, ma è veramente la magia che si è ricreata nello studio. È stato bellissimo!

 

Riprendendo anche il titolo c’è la magia dell’amore, di quell’amore che non si scorda mai?
Sì, con The magic of love ho voluto dare un messaggio positivo a tutti noi che ne abbiamo bisogno adesso, e a me per prima. Puoi aver in tasca neanche un euro (anche se io dico sempre una lira!), puoi vivere la giornata più piovosa e triste della tua vita, puoi avere tutte le cose che vanno storte, se hai vicino la persona giusta che ti vuole bene, se c’è l’amore o una persona che ti dà l’affetto vero, questa è una magia che cancella tutto il resto, che ti fa vedere l’arcobaleno anche dove non c’è, che ti toglie tutta la tristezza e ti fa sentir bene comunque; mentre se non hai nessuno con cui condividere il tuo affetto o che tu non ti senti amato, la tristezza resta comunque. Questa è la grande giustizia del sentimento vero.

 

E con il tuo ultimo singolo torni anche alla lingua inglese, ma una dance dal sapore internazionale in italiano è possibile secondo te? 
Sinceramente da parte mia no, magari è possibilissimo, ma io non sono in grado di farla, perché se io devo fare certi ritmi, certe melodie mi trovo molto più a mio agio in inglese, perché per l’italiano mi trovo meglio nelle ballate, nei brani lenti, ma io sui pezzi a tempo devo spaziare in lingua  inglese. A volte ho cercato anche di capirne il perché, penso che sia proprio nella lingua stessa, il fatto che in quella italiana le parole finiscono tutte in vocali che bloccano un po’ e invece in inglese finiscono quasi tutte in consonanti e ti lasciano libero di giostrare la melodia come vuoi.

 

Ma tu hai ascoltato i brani che i tuoi colleghi hanno presentato al Festival? Hai trovato qualcosa di interessante o innovativo?
Io quest’anno l’ho visto poco perché ero a Stoccarda per lavoro, ma ad un certo punto me lo sono cercato sulla televisione e ho visto un paio di cose. A me è piaciuta la canzone di Arisa perché ha una bella melodia, purtroppo non ho seguito tutti gli altri, ma è diventato uno spettacolo soprattutto dei presentatori, di cose che non c’entrano nulla con la canzone.

 

Allargando gli orizzonti musicali, c'è qualche tuo collega al quale tu devi dire grazie?
Io devo dire grazie ai miei genitori, al buon Dio che sta in Alto e ai miei genitori. Ai colleghi no! Ci sono dei colleghi che mi sono simpatici e sono delle bravissime persone tra i quali Ron e poi sono affezionata anche a Valerio Scanu perché è un ragazzo molto intelligente, uno bravo; ma da dire grazie proprio no, dei miei colleghi non c’è nessuno che abbia fatto questa grande differenza, parlando di carriera, l’hanno fatta i miei genitori dandomi la possibilità di cantare che era la mia passione, era la mia vita.

 

Siamo contenti di questo tuo ritorno col sorriso, anche perché abbiamo bene in mente le tue lacrime che hai anche con estremo coraggio raccontato nel tuo libro: quando ti è servito nel tuo percorso umano mettere a nudo la tua anima?
Mi è servito a non aver più paura a nascondere niente, a sentirmi più libera. Ho messo anche le foto che odiavo e che avrei rotto se le avessi trovate io, le ha salvate mia mamma, quelle con il naso ancora strano, e mi sono detta se le ha amate lei, allora le devo amare anche io e addirittura le ho messe nel libro, due tre foto che io non avrei mai fatto vedere prima.

Ho parlato del momento più duro della mia vita, quello invece con un altro senso, il fatto che quando succedono queste cose, l’errore più grande che può fare una persona quando vuol chiedere con tutto è che si isola e quando si isola se n’è già andato. Io per fortuna ho avuto una gattina che col suo miao mi ha aperto gli occhi, altrimenti non c’ero più, sarebbe stato l’errore più grande che io avrei mai potuto fare, perché i miei avevano lottato e avrebbero voluto qualche minuto di vita in più, e io gli avrei fatto il dispetto più grande, perché è facile togliersi e andare, rimanere e combattere è molto più dignitoso; ma sai in quei momenti lì ti isoli e non capisci più niente e ascolti solo il tuo dolore, questo corvo nero che hai sulla spalla che ti mangia, che ti pesa sempre di più e dici: ho pensato agli altri adesso penso a me stesso, e pensi nella maniera sbagliata; per cui quello l’ho tirato fuori proprio per parlarne e c’è stata poi più di una persona che ha letto e mi ha detto: vedi che mi hai aiutata. Perché quando ci metti l’intenzione buona e il cuore c’è qualcosa che va a finire sempre nel senso giusto, e poi mi sono mostrata con tutti i miei difetti e sono quella che sono. Chi mi ama, mi ama per quello che sono e sa chi ha difronte.

 

E tu hai sempre amato gli animali, al di là di quel famoso miagolio della gattina?
Se io potessi… pensa che un mese fa ho raccolto un piccione che aveva un’ala rotta, e l’ho portato dopo un mese a farlo volare!

 

Come la gabbianella e il gatto?
No magari, non ne sono capace! Pensa invece che quando l’ho portato a casa, prima di portarlo dal veterinario, l’ho chiuso dentro una stanzetta e c’era la fila dei miei quattro gatti che l’annusavano, non era il posto ideale per tenerlo, comunque è stata una gioia vedere questa creaturina che mi guardava.
Io li amo tutti: capre, conigli, asini, cavalli, tutti!  Per me il massimo della mia vita sarebbe fare una struttura mega in un posto dove ci sia tanto verde, attrezzarlo ad ambulatorio veterinario, fare le adozioni mirate e tenere in cura gli animali che ne hanno bisogno.

 

Con la tua musica terapia?
Ma io li amo veramente tutti, sai perché forse… perché sono indifesi, sono molti più indifesi di noi.

 

In chiusura una domanda semi-seria: qual è la tua nota musicale preferita e perché?
Non posso preferirne una se non è accompagnata con un’altra che le dà qualcosa, come due persone che quando stanno insieme si danno qualcosa l’un l’altra, però ce n’è una che potrebbe essere il Do, perché mi piace quando posso dare e do. 


The Magic of Love - Ivana Spagna
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L'autore

Nadia Macrì

Nadia Macrì, è nata nel 1977 a Zurigo, ma ha vissuto anche in altre città italiane, isole comprese.
Non è chiaro se per vocazione o per bisogno, alterna pittura, radio, canto, web e scrittura all'arte della medicina. Segue con particolare interesse gli artisti emergenti e ama tutto ciò che è alternativo.
Ha all'attivo diverse collaborazioni con emittenti radiofoniche, case discografiche e portali musicali. Collabora con diverse associazioni locali e nazionali per la realizzazione di eventi musicali, ma ama soprattutto comunicare con gli artisti attraverso le sue interviste che conclude sempre con la stessa domanda semi-seria: qual è la nota musicale preferita. Quasi a voler costruire una melodia aggiungendo una nota per volta.
Di se stessa dice: "Ci sono quelli che sanno tenere i piedi per terra. E chi ha sempre la testa fra le nuvole. Nadia è a metà. Tra terra e cielo”.
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