Roberta Di Mario dopo il suo album d'esordio Tra il Tempo e la Distanza, nel 2012 inizia la collaborazione artistica con il Maestro Pietro Cantarelli (Produttore e Direttore artistico di Ivano Fossati), con cui produce il suo nuovo doppio cd Album Lo Stato delle Cose (Irma Records). Un album doppio che porta in vita due progetti artistici distinti eppure allo stesso tempo così uniti: Songs e Walk on the Piano Side, il primo con tracce cantate, il secondo solo con brani strumentali.
È recente la collaborazione con Nausica Opera International e l’assessorato alla Cultura di Parma per la realizzazione della colonna sonora del Video “Vivere il mondo di Botero” in occasione della Mostra Internazionale di Botero a Parma.
Partiamo da lontano: tu hai un curriculum artistico chilometrico che ci suggerisce che hai iniziato a suonare molto presto, ma perché da bambina ti sei avvicinata proprio al pianoforte come strumento?
Probabilmente perché ce l’avevo nel Dna. Fin da piccolissima muovevo le mani come se stessi sfiorando la tastiera. Iniziai a 5 anni, le mie lettere sono state le note. La musica il mio alfabeto. Dal giorno in cui ho iniziato a conoscere questo strumento poi non mi sono più fermata.
E nella tua formazione musicale quali sono state le influenze più importanti?
Provengo dal mondo classico, il mio primo pane è stato Bach (che poi è il maestro dei maestri), poi ho attraversato i grandi autori nel 700/800/900, poi mi sono infilata nel mondo dei musical, delle colonne sonore. Quando mi sono sentita “pronta” ho ascoltato un po’ di jazz, swing, musica brasiliana. E poi i pianisti contemporanei. Insomma, tanta musica che mi ha permesso di scrivere oggi ciò che scrivo e sono.
Da interprete con una formazione al conservatorio a compositrice e autrice: cosa è scattato quando hai avvertito la necessità di riempire il pentagramma con i tuoi sogni?
Ho sempre amato creare. Fin da piccolissima. L’accademia ha un po’ “soffocato” questo mio istinto, ma non appena sono riuscita a liberarmi dal rigore del conservatorio ho iniziato a sperimentare, a conoscermi come musicista e artista e così sono arrivata alla canzone ed al pianismo contemporaneo.
Ma suoni soprattutto emozioni o ti emozioni suonando (e/o cantando)?
Suono chi sono. Ma non solo. Suono e canto le storie del mondo, che prima di arrivare alle note, passano attraverso il cuore. Lascio fluire, lascio spazio all’istinto, ma portandomi dietro tanto studio ed impegno e ricerca.

Copertina dell'album Lo stato delle cose
Lo Stato delle Cose è il tuo ultimo doppio cd. Perché la scelta di unire le canzoni cantate ai brani strumentali mantenendo distinti però i due album?
Ho scelto la strada coraggiosa di un doppio album in un epoca in cui non si fanno dischi, perché era necessario per me rappresentare le mie due anime, pianistica e cantautorale. L’una non può esistere senza l’altra. L’una prende vita dall’altra. Così sono finalmente io, in tutta la mia intensità.
Due anime dello stessa artista, ma qual è il momento della giornata che prevale di più l'una o l'altra?
Entrambe vivono con la stessa intensità. Sempre. Devo però essere sincera, l’ora del tramonto è sicuramente il momento della giornata più creativo e d’atmosfera. Lì mi predispongo al meglio per far fluire la mia musica. Così arrivano note e parole, urgenti, che non posso non lasciare andare…
Stai aprendo i concerti di Roby Facchinetti e Sagi Rei, quali altri importanti appuntamenti per questa estate?
Altre date sempre con questi grandi artisti, ancora da definire, per il mese di luglio e agosto. Nel mese di Giugno sono stata scelta come artista residente alla Feltrinelli di Firenze, nel nuovo store da poco inaugurato. E date molto importanti in cui regalerò repertori diversi fino ad arrivare al mio stato delle cose. Poi spero presto tanto altro…
E hai "un luogo nel cassetto" dove ti piacerebbe particolarmente suonare?
Mi piacerebbe fare un tour nei teatri. I teatri da 400/500 posti, caldi ed avvolgenti. La mia musica sarebbe perfetta in questi contesti. Però a un bel teatro antico di Taormina ci farei la firma. Adesso.
E concludiamo con la mia solita domanda finale semi-seria: qual è la tua nota musicale preferita e perché?
Nessuno mi ha mai chiesto quale fosse la mia nota preferita, perciò non ho mai pensato ad una risposta. Faccio fatica a sceglierne soltanto una. Posso dirti però che spesso scrivo in RE. Non so perché. Forse perché il pianoforte è il RE degli strumenti!