Incontriamo Omar Montanari, baritono riccionese tra i più apprezzati in Italia e all'estero, durante la produzione del Così fan tutte di Mozart al Teatro Comunale di Sassari.
Ci parla del suo don Alfonso?
Adoro questo bellissimo personaggio, che non ha arie vere e proprie, ma vaga per la partitura tra concertati e bellissimi ed importanti recitativi. Trovo il personaggio per niente buffo, ma nemmeno così cinico e vecchio d'età come lo vorrebbe la tradizione. Fa una scommessa con Guglielmo e Ferrando sulla fedeltà delle donne. E' sicuro dell'infedeltà delle ragazze perché evidentemente ha già provato e vissuto sulla sua pelle l'atrocità del tradimento. I ragazzi sono puri ed idealisti... Lui vuole far vivere loro questa esperienza iniziandoli a questo viaggio piuttosto doloroso...

Omar Montanari nei panni di don Alfonso
Come e quando è nata la sua passione per il teatro musicale?
La mia passione per la musica operistica è nata del tutto per caso, intorno ai dodici anni. In casa c'era un vinile del Trovatore. L'ho messo sul giradischi per ascoltarlo e da lì mi si è aperto un mondo. Spesso si dice che è difficile accostarsi al teatro d'opera...io l'ho fatto per puro caso senza preconcetti e con il candore dell'adolescenza...
Lei ha cantato in Spagna, Austria, Giappone...un modo per viaggiare, conoscere il mondo e ampliare contatti artistici. Come vive durante le produzioni?
E' vero, grazie al mio lavoro ho l'opportunità di viaggiare moltissimo. In ogni produzione cerco di conciliare al meglio le esperienze artistiche e quelle personali ed interiori. Cerco di vivere nella massima serenità, perché il nostro è un lavoro che si basa molto sui "nervi" e se uno è calmo e sereno di sicuro canta meglio.
Dunque l'albergo ideale è semplicemente un posto per riposare tra una prova e una passeggiata o una campana di vetro sotto la quale proteggere salute vocale e privacy?
Di solito durante una produzione preferisco alloggiare in appartamento perché in un certo senso mi sembra di essere a casa. L'hotel rimane sempre più "freddo" mentre l'appartamento diventa la mia casa per il periodo della produzione ed io lo tratto come se fosse il mio...
Immagino non sia facile trovare quello giusto!
Ho avuto la fortuna di abitare in appartamenti molto carini ed accoglienti che hanno racchiuso le mie emozioni accumulate durante la produzione. Finita una prova mi rilasso camminando e poi, per distrarmi, vado a fare la spesa. Al mio rientro mi preparo la cena e mi cullo con del buon vino...La mia giornata finisce quasi sempre così.

Omar Montanari
Si parla del mondo dello spettacolo non sempre in termini rosei; capita ogni tanto di trovare degli amici sinceri tra tanti colleghi?
Quello dello spettacolo non differisce molto da qualsiasi altro ambiente lavorativo. Io credo molto nel rapporto umano. Un artista può avere la voce più bella ed espressiva del mondo ma se umanamente è una persona negativa in genere non lo avvicino... mantengo un rapporto professionale e basta. Per me viene prima la persona. In tal senso la vita finora mi ha regalato tanto, dato che ho conosciuto persone meravigliose con le quali condivido le mie esperienze.
Quanto resta del divismo di un tempo che divideva il pubblico tra Tebaldiani e Callasiani?
Magari ci fossero ancora una Tebaldi od una Callas oggi giorno. Immagino che il "divismo" si sia spostato in ambito televisivo o calcistico. Attualmente gli interpreti della lirica sono persone più calate nella realtà quotidiana e sono convinto del fatto che il divismo della Callas e della Tebaldi sia stato creato dai loro irriducibili e rispettivi fan.
Lei lavora correntemente con direttori d'orchestra di chiara fama e registi di talento. Quanto spazio è realmente concesso all'interprete per la costruzione del proprio personaggio?
Quando, in fase di studio, preparo un personaggio ovviamente mi faccio delle idee sull'interpretazione che mi piacerebbe successivamente ricreare in teatro. L'esperienza però mi ha insegnato che queste mie idee non possono rappresentare "la regola" ma sono da mettere in discussione con il regista e il direttore d'orchestra. Ed è proprio questo il bello! Farsi delle idee essendo pronti a cambiarle, fondendole con quelle del regista e del Maestro.
"Vissi d'arte, vissi d'amore..." canta la Tosca pucciniana, messa alle strette dal barone Scarpia che vuole concupirla: l'attività di un cantante, sempre in giro per il mondo, quanto "chiede" alla vita privata, all'amore appunto?
"Ah l'amore l'amore...quante cose ci fa fare l'amore"....cantava il grandissimo Tenco. Data la particolarità del nostro lavoro trovo importante rapportarsi, sentimentalmente parlando, con persone capaci di comprendere i sacrifici e le privazioni di un cantante lirico... Non è facile avere rapporto quando tu sei a Tokyo per un mese e la tua metà è dall'altra parte del mondo. Però fa parte del gioco e se la persona è quella giusta tutto può funzionare a meraviglia.
Quale ruolo, non ancora debuttato, è in cima alla lista dei suoi desideri?
Mi piacerebbe molto in futuro interpretare un personaggio che muore sulla scena. Mi sono dedicato sempre a personaggi buffi e mi manca il lato "tragico" dell'opera...
Un difetto di Omar Montanari?
Il mio peggior difetto, alle volte, è quello di parlare con gli occhi più che con la lingua... Per cui se una cosa non mi va a genio lo si capisce subito...
Cosa bisogna fare per conquistarla?
Per conquistarmi bisogna avere un carattere leale e sincero -come penso di possedere io- e poi bisogna sorridermi perché penso che un bel sorriso scaldi sempre il cuore
Quali ruoli interpreterà a breve?
Tra due settimane salirò sul palcoscenico del Filarmonico di Verona per il mio debutto nel ruolo di Don Pasquale, un personaggio al quale tengo tantissimo. Poi sarò a Venezia per tre titoli rossiniani - La scala di seta, Il Barbiere di Siviglia e L'inganno felice - ed uno mozartiano: Don Giovanni.