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La bisbetica domata di William Shakespeare

Per la rassegna di prosa la famosa commedia in scena a Fiorano Modenese

di Matteo Franzoni - 23 gennaio 2016
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Dopo il successo di pubblico dell’anno scorso quando la Factory Compagnia Transadriatica si è presentata per la prima volta sul palco dell’Astoria di Fiorano con la tragedia “Romeo e Giulietta” che ha chiuso la stagione 2014-2015, arriva in scena in questa nuova stagione teatrale la commedia di Shakespeare, “La bisbetica domata”, che vede sempre alla regia Tonio De Nitto e alla traduzione e adattamento Francesco Niccolini.

La serata dalle temperature glaciali non intimorisce il folto pubblico che affolla la sala dell’Astoria. Presenti molte donne, di ogni età, ma anche coppie giovani a dimostrazione che le opere di Shakespeare riscuotono sempre grande successo. L’inizio dello spettacolo è assai curioso, è la musica a farla da padrona senza dialoghi, i protagonisti si alternano sul palco o si mostrano attraverso le finestre delle loro case incuriosendo e divertendo il pubblico. Inizia la rappresentazione e quello che colpisce è la semplicità della scenografia, che si dimostra bella ed efficace accompagnando gli attori in una sorta di balletto, che permette loro di spostare le location grazie a ruote poste sotto le case rendendo sempre varie e mai banali le scene. Caterina non impiega molto a mostrare al pubblico il suo carattere cocciuto, quella fierezza e testardaggine che per poco non fanno ammattire il padre mentre Ortensio e Gremio continuano imperterriti il loro corteggiamento a Bianca, la sorella di Caterina, da sempre considerata la migliore di casa per dolcezza e bellezza. Di grande impatto le caratterizzazioni dei personaggi, bastano pochi dialoghi per inquadrare le varie figure e capire cosa li guida, come nel caso del padre di Caterina, Battista Minola, che da subito dimostra la sua avidità tentando di piazzare le figlie al miglior offerente, come se l’amore fosse un mero affare economico, senza alcun sentimento di mezzo. Divertenti e scaltre anche le figure di Lucenzio e del suo servo Tranio, che grazie a uno scambio di ruoli riescono a infiltrarsi nella casa di Battista Minola per corteggiare a loro volta Bianca, di gran lunga la più desiderata e contesa. Battista Minola afferma deciso che fino a che non sarà riuscito a sposare la figlia più grande e scapestrata, Caterina, non permetterà il corteggiamento di Bianca a nessun pretendente. È solo con l’arrivo di Petruccio, amico di Ortensio, che cambiano gli equilibri sul palco. Il giovane veronese arriva a Padova in cerca di moglie, qual migliore occasione per provare a piazzargli Caterina. Ortensio, davvero onesto, racconta il caratteraccio della giovane a Petruccio, il quale si dimostra estasiato e dice di non desiderare di meglio che una donna da ammansire e interessato principalmente alla dote che il padre è disposto a dare pur di piazzare la figlia, incontra subito Battista Minola per stabilire i dettagli del matrimonio, che avviene di lì a una settimana, con Caterina che dapprima si dimostra reticente e contraria ma che poi si lascia domare dal giovane. Appena finita la cerimonia i due si trasferiscono subito a Verona e lì Petruccio fa vivere Caterina di stenti, senza cibo e senza sonno la donna prova prima a reagire alle privazioni poi soccombe al marito, assecondandolo in ogni pazza richiesta. Nel frattempo Lucenzio ottiene la mano di Bianca e sotto la promessa di una dote da portare a Battista Minola sposa la giovane. Al matrimonio partecipano anche la sorella e Petruccio, che con orgoglio mostrerà a tutta la famiglia come è riuscito a domare Caterina la bisbetica.

Un ritratto tagliente della figura femminile che soccombe al volere dell’uomo. Da un lato l’orgoglio e il desiderio di autonomia, intraprendenza e amore dimostrati da Caterina, che la rendono una figura moderna e indipendente. Dall’altro la capacità di annullarsi per amore e assecondare in ogni richiesta l’uomo che si è scelto per la vita. Perché Caterina ha sempre cercato l’amore, quella sua ostilità ostentata all’inizio non era altro che una maschera che nascondeva il suo desiderio di essere amata.

Una commedia che fa riflettere lo spettatore, che lo porta dapprima a ridere degli apparenti difetti di Caterina per poi lasciare spazio a un’introspezione più profonda e intima sulla figura della donna. Una serata dalle tinte forti, accompagnata da una bella scenografia, una fotografia curata e attori davvero bravi che recitano in rima anche attraverso la musica.

Un inno all’amore in cui la protagonista sembra una ragazza dei nostri giorni, a dimostrazione della grande attualità degli scritti di William Shakespeare, maestro nel creare figure che hanno attraversato secoli di storia mantenendo immutato il proprio fascino.


L'autore

Matteo Franzoni

Matteo nasce nel settembre del 1970. Sin dai primi anni di vita dimostra un forte interesse per l’arte e la comunicazione. 
Grazie a questa passione si iscrive alla scuola di grafica e arti visive di Bologna, dove sviluppa e affina le sue qualità artistiche. Diplomato nel 1992 si getta anima e corpo nel mondo della grafica, lavorando per varie aziende della provincia bolognese.
Nel 2000 si trasferisce a Fiorano e nel modenese conosce la differenza tra la grafica pubblicitaria e la grafica ceramica, data la specializzazione nel settore ceramico dell’intero distretto.
Negli anni a venire approfondisce la sua passione per la fotografia, facendola diventare parte integrante del suo mestiere. Spazia dai reportage di matrimonio alle foto di eventi e concerti.
Nell'ultimo anno amplia le sue competenze e grazie all'esperienza accumulata negli anni a livello comunicativo decide di intraprendere, unitamente a grafica e fotografia, anche la la professione di giornalista. Scrive e collabora con varie riviste on line come Omnibus e Giornalisti On Line.
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