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Messer Filippo - Il Musical

... tra storia e leggenda

di Giusy Stefani - 27 giugno 2016
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E' stato presentato il 23 giugno scorso presso la Torre Civica di Spilamberto, Modena, il musical Messer Filippo che, tra storia e leggenda, ripercorre un affascinante vicenda non priva di emozioni e mistero.


Si narra
... che Messer Filippo, detto “Il Diavolino”, era un mercante, musico e avventuriero di origini Spagnole vissuto all’inizio del 500 e che fu imprigionato nella cella del torrione di Spilamberto. Nelle pareti della sua piccola cella è stato ritrovato il racconto di questa triste storia, consumata tra amori proibiti, intrighi e vendetta. La leggenda narra che nelle notti estive ancora oggi si ode il lamento triste di messer Filippo.


In scena

Si apre la scena sull’atto 1 - Il fantasma di Messer Filippo narra come la vicenda sia iniziata nelle Marche, dove un matrimonio d’interesse viene stipulato con un patto d’alleanza tra Giulia e il marchese Rangoni, vassallo degli Estensi: l’invasione è scongiurata.

Poco tempo dopo la madre Caterina, nella festosa atmosfera di musici e saltimbanchi, conosce il giovane Filippo e si innamora al punto da pugnalare a morte il marito. Filippo alla vista di questa atrocità, fugge dalla corte di camerino e vaga fino ad arrivare in terra Emiliana a Spinalamberti (Spilamberto), ricco feudo governato dal marchese Rangoni.

Continua la storia di intrighi e passione, tra balli, canti e i musici che colorano la scena.

“Siamo i musici che conosco la rima, siamo gli acrobati che mangiano le fiamme...” davvero di grande impatto scenico la coreografia studiata ad arte in tema con la storia del tempo. Bella anche l’idea delle scene fuori dal palco, così come all’inizio il “Diavolino” si affaccia dal Torrione.

Le musiche, con orchestra dal vivo, danno un’impronta alla scena e sottolineano l’atmosfera: si fa triste,  ora dolce, poi prende corpo e si anima di felicità, mentre ballano e cantano i performer che raccontano al pubblico tra dialoghi, monologhi, canti e danze ad un ritmo incalzante e grande forza emotiva.

Si chiude la vicenda, tristemente: Filippo, in un giorno senza sole, viene prelevato dalla sua cella per la sentenza. Nessuno a chiedere pietà. Il boia abbassa l'alabarda!...
Eppure rimane il fantasma che, prima di abbandonare la scena, ci lascia intuire che solo nell'amore, che nessuna forza può mai ostacolare, è possibile trovare la libertà.


Qualche info in più...
Idea di Beppe Cavani, Luca Cioni
Musiche: Beppe Cavani
Coreografie: Manon Peronne
Regia: Francesca Cavani, Miriam Colombini
Coordinamento alla regia: Severo Severi 

Cast
Lalo Cibelli: il fantasma
Davide Cambi: Messer Filippo
Alice Pignattari: Giulia
Giulia Bellei: Caterina
Stefano Colli: il boia, il Musico, il Nobile
Iacopo Violi:  il Duca di Camerino, il marchese Rangoni
Stefano Covizzi: il messo
Giulia Matarucco, Eleonora Lombardo, Maddalena Luppi: le cortigiane

Corpo di ballo
Linda Zacchi, Noemi Migliori, Beatrice Violi, Deborah Dozzi, Lucia

Comparse
Marco Badini: la controfigura del fantasma e il frate
Francesco Cavani, Tommaso Cavani: gli armigeri
Giulia, Adamo, Alice, Cristiano, Geminiano, Jacopo, Leo, Sebastiano: gli orfanelli

Orchestra
Direzione: Mo Beppe Cavani
Chitarra: Marco Formentini
Basso: Daniele Bagni
Batteria: Max Baldaccini
Oboe: Martino Cavani
Violini: Tania Righi, Marco Michelini
Viola: Filippo Chieli
Violoncello: Antonio Braidi 

Con la partecipazione dei musicisti del Corpo Bandistico G. Verdi di Spilamberto
Flauti: Marta Malmusi, Piergiuseppe Camboni
Clarinetto: Ermanno
Clarinetto basso: Andrea Clò
Trombe: Giada Fuligni, Luca Tassi
Tromboni: Fausto Bruzzi, Alberto Clò
Corno: Filippo Fuligni


Fotografie di Moris Dallini


L'autore

Giusy Stefani

Giusy Stefani è nata a Bologna. È insegnante di Arte, pittrice e appassionata di musica. Scrive poesie da quando aveva 16 anni e ha pubblicato numerose opere su alcuni libri di vari editori in seguito a diversi concorsi. L'ultimo “I poeti contemporanei” - Il cigno.
Di se stessa dice: "Pensavo di volare, lo volevo con tutta me stessa. Avevo deciso di andare in alto, già alla fine delle medie, quando si impone una scelta, io sapevo che non avrei abitato la terra. Mi sono ritrovata all'Istituto d'Arte e all'Accademia di belle Arti. Ho scelto i colori. Subito sono sembrati un'alternativa al mio voler fare la hostess, poi mi sono accorta che da sempre ce li avevo incollati addosso. Cammino con un pennello in mano, un foglio e una matita e ogni giorno provo a mixare un pensiero e un colore e ciò che ne esce, voglio pensare che sia poesia. In un tempo passato ho mixato anche dischi di vinile. La musica l'ho cucita dentro. Mi sono accorta che per volare basta un paio d'ali e il mio cielo è davvero stupendo!"
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