C'è chi narra che la colomba di Archita, l'anitra di Vaucanson e il turco giocatore di scacchi fossero delle macchine meravigliose. In verità questi automi erano la realizzazione meccanica di un'antichissima fantasia in auge anche oggi: quella di un suddito soggetto all'automaticismo magico e ipnotico e ai concetti di androgino e di archetipo. Un soggetto senza mito della madre e senza mito del tempo.

Le tre Parche
Un mito, quello del tempo, che i greci rappresentavano nello schema delle tre Parche, le figlie della notte, da cui dipendeva il destino degli uomini: Cloto teneva la conocchia, Lachesi filava e Atropo tagliava il filo della vita. Un mito, questo, ripreso da Sigmund Freud quando, in un brano singolare, parla della generatrice, della compagna e della distruttrice. Demostene, invece, in pieno conformismo ginecocratico si assegna le etere per i piaceri dello spirito, le concubine per quello dei sensi e la moglie per generarefigli. Dal canto suo Sant'Agostino, per evitare che l'intera società diventi un bordello, legalizza il concetto di prostituzione. Pietro Aretino ne approfitta per scrivere
La cortigiana: la commedia della donna resa automa domestico.

Iconografia di Maria Vergine
Dante Alighieri si accorge, invece, che il paradiso deve moltissimo al mito della madre e, forse, la Vergine è il primo modo di avvertire che il corpo è immortale, ma anche una prima fantasia intorno alla differenza sessuale e intorno al tempo. Infatti se venisse tolto il tempo dalla verginità (che qui non è intesa come un attributo genitale) Dio sarebbe rappresentabile e la bambola materna trionferebbe.
Invece la misoginia del Quattrocento, da Leon Battista Alberti a Lorenzo il Magnifico, è ironica e, indefinitiva, tesse l'elogio della femminilità perché sfata la segregazione sessuale nonché l'idea scellerata che voleva le donne supporto di un sapere diabolico perché troppo legato all'infedeltà, all'ambizione e alla lussuria.

Malleus Malleficarum, testo dell'inquisizione
Nel Cinquecento gli inquisitori, dimentichi della lezione di civiltà che veniva dal Quattrocento, vogliono capire se il godimento della donna sia vero o se sia un sofisma per burlarsi dell'uomo. Infatti, per gli inquisitori, la strega sa del desiderio e sa del godimento del corpo. Sa! Ed è questo che la rende strega, perché qualunque cosa dica viene interpretata come un sapere diabolico sul sesso. E questo sapere diabolico sul sesso (perché non sottoponibile ad alcuna disciplina morale e purista) è ritenuto, nel
Malleus Maleficarum, il testo fondamentale, sessuofobo e punitivo degli inquisitori, il segno del male e della malattia. E allora interrogano le streghe con il ferro e le purificano con il fuoco. Ma questo, paradossalmente, è anche il modo con cui gli inquisitori si interrogano sui loro pregiudizi sessuali, sulla loro potenza virile e, in definitiva, se siano in grado o no di soddisfare la strega. Presi dal dubbio, a causa di un sapere impossibile sul sesso, ne bruciano a milioni.
Alcuni secoli dopo, Sigmund Freud, riprende la metafora della strega per dire che era la sua professoressa di sessualità e, in un certo modo, inventa la psicanalisi lasciando che le donne brucin osenza per questo doversi consumare.