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L’ultima estate del Festivalbar: un romanzo fra musica e viaggi

Alberto Andreoli Barbi ci racconta il suo primo libro

di Matteo Franzoni - 12 aprile 2016
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Abbiamo incontrato Alberto Andreoli Barbi, quarantenne scrittore bolognese intento in questo mese di aprile a presentare il suo primo romanzo, “L’ultima estate del Festivalbar”, edito dalla casa editrice Pendragon di Bologna.

Alberto raccontaci: come si diventa scrittore?
Per me la scrittura nasce da una passione che ho prima coltivato per me stesso, poi è arrivato il momento in cui ho avuto voglia di condividere e far conoscere i miei scritti per aprire agli altri il mio mondo. In sintesi si scrive per se stessi ma si ha sempre bisogno di un lettore.

È stato difficile arrivare alla pubblicazione di “L’ultima estate del Festivalbar”?
La mia personale strada è stata in salita, il libro doveva uscire lo scorso novembre, poi unitamente al mio editore Pendragon si è deciso di rivedere alcuni particolari e il libro vedrà la luce in questo aprile 2016.

Come è stato l’incontro con la casa editrice Pendragon?
Innanzitutto ho conosciuto i due curatori, Gianluca Morozzi e Alessandro Berselli, che hanno letto il mio libro apprezzandolo, mi hanno dato fiducia e grazie all’approvazione dell’editore, Antonio Bagnoli, hanno deciso di pubblicarlo. Pendragon è una casa editrice bolognese che ha diffusione non solo in Emilia Romagna ma in tutta Italia.

Di cosa parla “L’ultima estate del Festivalbar”?
La storia si svolge nel 2008 e riguarda le vicissitudini un barista che riceve un sms che lo costringe a fuggire dalla sua vita quotidiana e a fare una serie di tappe, proprio come il Festivalbar, in località di villeggiatura, a ritrovare gli amici di infanzia, con le canzoni della famosa kermesse musicale dal 1964 al 2007 a far da protagoniste.

È presente una grande ricerca storica musicale nel romanzo?
C’è stata una ricerca delle migliori hit parade dagli anni sessanta in poi per valutare i testi e svelare qualche aneddoto a loro collegato, ma questo non è solo un romanzo sul Festivalbar perché in realtà il Festivalbar funge soltanto da cornice. È un romanzo in cui gli avvenimenti personali si intrecciano con quelli musicali.

Quanto c’è di Alberto nel romanzo?
Sono presenti davvero tante cose di me, ho messo parecchi elementi personali in un grande shaker e li ho mescolati alla fantasia.

Quanti racconti hai scritto prima de “L’ultima estate del Festivalbar”?
I racconti scritti li perdo nel corso degli anni, saranno almeno una cinquantina di cui una decina sono stati pubblicati e mi hanno dato l’opportunità di cimentarmi nella scrittura, portandomi addirittura ad alcune finali di concorsi letterari.

Durante la stesura de “L’ultima estate del Festivalbar” hai avuto momenti difficili?
L’incipit è stato scritto e riscritto più volte, inoltre c’è stato un capitolo di una zona a me molto cara, la Romagna, sul quale ho dovuto lavorare tanto perché non ero convinto di quanto stavo scrivendo nonostante fossero i luoghi che conoscevo maggiormente.

Un momento invece in cui la scrittura è uscita di getto?
Il finale paradossalmente è uscito fluido perché ero molto convinto sia dell’inizio che della fine della storia, ma per andare da un punto ad un altro serve un percorso, che è risultato più lungo da scrivere mentre il finale mi è venuto davvero naturale scriverlo.

Quanto la fantasia conta per scrivere?
La fantasia conta tantissimo, ma deve essere unita alla tecnica letteraria e alla capacità di raccogliere informazioni. Uno scrittore deve sapere di cosa parla, io da turista ho amato la città di Verona ma mi sono dovuto documentare per essere certo che i riferimenti che scrivevo fossero corretti e precisi.

Quanti personaggi troviamo nel romanzo?
Il personaggio principale è Giovanni, il barista, affiancato dai suoi quattro amici del liceo e una donna misteriosa che ha avuto una relazione d’amore con lui.

Perché un lettore dovrebbe acquistare “L’ultima estate del Festivalbar”?
Oltre alla curiosità sul Festivalbar e sui ricordi legati alle canzoni estive credo che una motivazione sia la nostalgia legata alle estati passate e soprattutto la nostalgia di non averle vissute a pieno come Giovanni che era sempre costretto a lavorare d’estate ma che nel 2008 riesce a concedersi una lunga vacanza nella quale viaggerà alla ricerca dei suoi amici di liceo.


L'autore

Matteo Franzoni

Matteo nasce nel settembre del 1970. Sin dai primi anni di vita dimostra un forte interesse per l’arte e la comunicazione. 
Grazie a questa passione si iscrive alla scuola di grafica e arti visive di Bologna, dove sviluppa e affina le sue qualità artistiche. Diplomato nel 1992 si getta anima e corpo nel mondo della grafica, lavorando per varie aziende della provincia bolognese.
Nel 2000 si trasferisce a Fiorano e nel modenese conosce la differenza tra la grafica pubblicitaria e la grafica ceramica, data la specializzazione nel settore ceramico dell’intero distretto.
Negli anni a venire approfondisce la sua passione per la fotografia, facendola diventare parte integrante del suo mestiere. Spazia dai reportage di matrimonio alle foto di eventi e concerti.
Nell'ultimo anno amplia le sue competenze e grazie all'esperienza accumulata negli anni a livello comunicativo decide di intraprendere, unitamente a grafica e fotografia, anche la la professione di giornalista. Scrive e collabora con varie riviste on line come Omnibus e Giornalisti On Line.
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