Prosegue il maggio fioranese e con esso la copiosa programmazione che arricchisce tutti i week end del mese. Il pomeriggio di sabato scorso si è aperto con le istituzioni presenti sul palco del Teatro Astoria, l’assessore Morena Silingardi e il sindaco Francesco Tosi con l’intento di ringraziare il Rotary di Sassuolo, che ha da poco donato quattromila volumi all’amministrazione comunale di Fiorano.
A ruota segue l’intervento dell’Avvocato Giancarla Moscattini, presidente del comitato Fiorano in festa, poi la parola passa al Professor Piero Dorfles e ai quattro studenti del Liceo Formiggini, incaricati di formulare domande al famoso giornalista, seguendo il tema imparare dai libri. Subito gli viene chiesto da dove ha preso spunto per scrivere il suo ultimo libro “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita” e lui risponde che sono state le persone che gli hanno scritto a suggerirgli l’idea perché la domanda più ricorrente era di consigliare loro cosa leggere.
Per Dorfles non era corretto consigliare solo i libri da lui più amati quindi si è riproposto di trovare i saggi più noti perché la lettura è condivisione e il suo scopo è stato fotografare il momento storico attuale attraverso questi cento libri. La domanda successiva ha riguardato i libri che a suo dire sono stati più importanti e la risposta ha stupito i presenti perchè Dorfles ha affermato che non esistono libri più importanti di altri, libri inferiori o superiori, libri brutti che non meritano di essere letti. La letteratura deve intrattenere e non deve per forza essere complessa. Leggere è l’esercizio più interessante che l’uomo possa compiere e che ci differenzia dall’animale. Colui che legge utilizza al meglio le sue capacità, comprende in modo migliore e non è disorientato in questo mondo così complicato. È il modo migliore di scegliere e non essere vittime delle scelte degli altri. Alla domanda sull’influenza che un libro può avere sul lettore il giornalista risponde che l’influenza non deve per forza essere sempre positiva, ci possono essere anche negatività ma i libri rendono comunque l’uomo più intelligente perché sono strumenti per migliorarsi, ampliano lo spirito critico e la capacità d’analisi. Fondamentale è uscire dai propri scemi e leggere di tutto, non solo ciò a cui si è più interessati.
L’importante, nella vita come nei libri, è essere aperti al cambiamento e ampliare la propria visione critica. Sul tema dei giovani e della loro scarsa attitudine alla lettura Dorfles svela che le statistiche raccontano di un mondo giovanile più vicino alla lettura rispetto al passato. In questo passaggio la famiglia ha un ruolo fondamentale, in casa devono essere presenti libri, non importa siano tantissimi, ma ci devono essere. Poi viene la scuola che deve incentivare la lettura mettendo a disposizione biblioteche aperte ai giovani. Segue una critica al mondo della televisione e della radio dove si parla pochissimo di libri, per concludere con una nota di demerito alla politica italiana che non aiuta in alcun modo la lettura avendo fatto tagli ingenti alle strutture.
Le biblioteche hanno orari che non permettono a chi lavora di frequentarle e a causa dei tagli i nuovi acquisti sono sempre meno. Non sono previsti inoltre aiuti statali per chi pubblicizza libri e nelle fiction serali come nei tanto amati reality non sono mai presenti personaggi che leggono, o che almeno abbiano un libro sul comodino. La lettura è un bene collettivo e ben vengano i dibattiti con gli autori, come avviene a Fiorano, perché essi stimolano la popolazione, vuoi per semplice curiosità, ad avvicinarsi alla lettura perché conoscendo l’autore lo sentono più vicino, non un essere lontano, freddo e inarrivabile.
Non è vero che con la cultura non si mangia ma attenzione perché senza cultura si muore di fame. Il libro non toglie capacità di discussione, bensì aiuta la comunicazione e ha ampliato il diritto dell’individuo di pensare con la propria testa. La diffusione dei libri con l’avvento dei caratteri mobili ha prodotto capacità intellettive individuali perché si è sviluppata la capacità di analisi. Alla domanda se si possa o meno interrompere la lettura di un libro se non piace il giornalista risponde che la lettura è libera e la si può tranquillamente interrompere, se un libro non cattura si può leggere saltando di pagina in pagina per vedere se più avanti c’è qualcosa che interessa maggiormente, si può andare subito a leggere la fine o leggere il libro dalla fine all’inizio.
La grande capacità di un bravo scrittore è affascinare il lettore parlandogli di qualcosa che non conosce, quando ci porta a vivere anni che non abbiamo vissuto, a sentire profumi mai sentiti perché il libro è una macchina del tempo. Segue la domanda su come un libro possa divenire un classico e qui Dorfles si sbilancia dicendo che ci possono essere almeno una dozzina di motivi, poi si intrattiene raccontandone qualcuno. Il linguaggio con il quale viene scritto il romanzo è fondamentale, deve essere originale e mai piatto, scialbo. Altra componente indispensabile è il racconto, che deve essere coinvolgente, e cita ad esempio “L’isola del tesoro” di Stevenson. Altro fattore sono i canoni del comportamento umano e qui come esempio viene citato “Don Chisciotte della Mancia” di Cervantes e gli archetipi del comportamento umano, con esempio di Kafka con “Il processo”.
Elemento imprescindibile che rende un libro un classico sono i sentimenti, e qui la citazione è per “Cime tempestose” della Bronte. Il grande classico ha sempre qualcosa da dirci, ogni volta che lo leggiamo vediamo nuovi particolari perché noi siamo cambiati tra la prima lettura e le successive mentre lui è rimasto ricco e completo. I ragazzi poi lo interrogano se un romanzo possa deviare dalla retta via e Dorfles dice un libro può far perdere la ragione solo se siamo portati a perderla. Ogni autore è diverso dagli altri, ci sono quelli che scrivono di un argomento che hanno personalmente vissuto e lo ripropongono anche nei libri successivi e quelli che sanno scrivere di cose di cui non sanno nulla e di cui noi sappiamo tutto.
I libri al loro interno hanno tutto, domande e risposte, dubbi e certezze. La lettura è libera e ogni commento è assolutamente personale. Venendo ai quattro intervistatori Dorfles ammette che i giovani d’oggi sono molto più maturi e informati di cinquanta anni fa, allora solo il 6% arrivava al diploma, ora la percentuale è del 90%. La rete è un grande strumento di cultura ma bisogna avere l’intelligenza di saperla filtrare perché non tutte le informazioni presenti sono corrette e veritiere e la scuola può avere un grande ruolo nell’insegnare ai ragazzi a scegliere le informazioni corrette. Non ci sono limiti per imparare, invecchiando si accumula esperienza che può servire quanto l’intelligenza “bruta” dei giovani. La lettura risulta un’esperienza condivisa che ci rende più vicini e in chiusura Dorfles svela che l’unico libro inutile è quello letto controvoglia, gli altri libri, anche se non fossero meravigliosi, sono comunque utili perché incitare la fantasia è importante e aiuta a leggere con passione per trarre energia e cultura da ogni tipo di libro.