Nella splendida cornice del cortile d’onore di Palazzo Ducale a Modena si è tenuta sabato 30 maggio la lezione magistrale del professore americano, Irving Lavin, che ha sviluppato il tema del principe ideale scolpito da Bernini per la rassegna delle Notti Barocche, in occasione della riapertura della Galleria Estense di Modena.
A tre anni dal terribile sisma che ha sconvolto l’intera provincia di Modena la meravigliosa Galleria Estense è nuovamente agibile. Per dar luce all’evento la città ha organizzato un intero week end di manifestazioni dal 29 al 31 maggio che ha visto coinvolti artisti, musicisti e professori con un’offerta di 30 appuntamenti tutti gratuiti rivolti ai modenesi e a tutti gli amanti dell’arte. La manifestazione si è svolta tra Palazzo Ducale e il Palazzo dei Musei, dove ha sede la Galleria Estense, che a tre anni di distanza ha potuto finalmente riaprire le porte per mostrare al pubblico le splendide opere di artisti noti in tutto il mondo, tra cui Guido Reni, Bernini, El Greco e Velazquez.
Palazzo Ducale, nel suo meraviglioso cortile d’onore, ha avuto il pregio di ospitare la lezione magistrale del professore americano Irving Lavin, ormai divenuto cittadino onorario di Modena. Il legame che unisce il famoso storico dell’arte statunitense alla città canarina è di lungo corso. Venne infatti in Italia giovanissimo per studiare e nel 1996 venne chiamato alla sua prima lezione magistrale a Modena sul ritratto di Francesco I d’Este scolpito da Bernini. È seguita una lunga collaborazione che lo ha visto impegnato nel comitato scientifico di Modena capitale che vide la città nel 1998 al centro della corte estense per i tanti capolavori raccolti. La collaborazione proseguì grazie alle tante idee che Lavin ha fornito alle istituzioni sia in tema artistico che urbanistico e culturale.
L’introduzione alla lezione magistrale
A prendere la parola è Michelina Borsari, direttore scientifico del Consorzio per il festival filosofia, nonché amica del professore Lavin da quasi vent’anni. La Dott.ssa Borsari elogia le qualità del professor Lavin e dimostra la sua stima per lo storico dell’arte e per la moglie, entrambi preziosi collaboratori di Modena grazie alla loro perseveranza e curiosità nel ricercare continuamente fonti. Definisce il professor Lavin un cercatore d’oro che scava e setaccia in musei, chiese, archivi e biblioteche alla continua ricerca di una pepita rara. Per lo storico dell’arte l’uomo può esprimere la propria arte attraverso le proprie mani, l’artista è colui che ha qualcosa di speciale da raccontare e lo fa attraverso le opere. Prende poi la parola il vice sindaco di Modena e assessore alla cultura, Gianpiero Cavazza, che ringrazia tutti coloro che hanno collaborato alla riapertura della Galleria Estense e con un breve ma significativo discorso invita i numerosi presenti a mettersi in ascolto della lezione. In una società dove spesso si è chiamati e si ha voglia di dire la propria opinione si è un po’ persa la capacità di ascoltare, ma la lezione di Lavin è da ascoltare attentamente perché è un tempo prezioso per riscoprire Modena come capitale della cultura.
Il contesto storico politico delle opere di Bernini
Comincia l’intervento del professor Lavin con una serie di ringraziamenti. Come anticipato dalla Dott.ssa Borsari Irving è un amico di Modena e negli anni ha conosciuto tante personalità, tra cui l’ex sindaco Giuliano Barbolini e l’editore Franco Cosimo Panini, che saluta e ringrazia caldamente.
Segue la lezione magistrale che verte su tre opere del Bernini, il busto di Francesco I d’Este, il busto di Luigi XIV e il monumento equestre sempre di Luigi XIV. Sono tre celebri ritratti di regnanti eseguiti da Bernini che ha mantenuto i modelli tradizionali introducendo al contempo cambiamenti perché ha modificato la figura del leader nella storia dell’arte. Le opere devono essere comprese inquadrandole nel contesto storico che si viveva a quell’epoca, quello dell’Antimachiavellismo, nato attorno al 1550 come la critica di Machiavelli alla politica cristiana tradizionale. L’intento era quello di contrastare la realpolitik del filosofo e storico politico con una realpolitik che conservasse gli elementi fondamentali dell’ideologia scolastica ma che li rivedesse in base alle reali necessità politiche su cui Machiavelli aveva insistito. Furono i Gesuiti a proporsi come reale alternativa al pensiero di Machiavelli che aveva basato la sua politica su una completa e cinica mancanza di scrupoli nella conduzione di uno stato. In questa nuova ragione di stato a partire dal 1600 la monarchia doveva rispondere direttamente a Dio e la reputazione dei regnanti si basava sul consenso del popolo.
Il principe ideale scolpito da Bernini
Venendo al busto di Francesco I d’Este si nota come le proporzioni del busto sono state allargate rispetto alle opere che si era abituati a vedere, la larghezza infatti supera addirittura l’altezza. La testa è relativamente piccola e sono i capelli a dare idea di grandezza. Il capo è rivolto a destra mentre il corpo è rivolto a sinistra. È come se l’attenzione del modello fosse stata catturata da qualcosa verso cui lui si volta con movimento spontaneo e naturale. Il corpo non risulta tagliato, piuttosto sembra fasciato grazie al drappeggio. Il busto dà l’impressione di librarsi in aria grazie al mantello dal quale è avvolto, che appare quasi come un tappeto volante. Bernini dà nuova vita all’iconografia classica rappresentando l’idea dell’eroe classico.
Il busto di Luigi XIV è innovativo grazie alla vigorosa rotazione laterale della testa e degli occhi, oltre che per l’esuberante parrucca di riccioli che crea una cascata scintillante, richiamando una forte similitudine con il Dio del sole. Il braccio che si piega lungo il corpo fa da contrappeso alla spinta in avanti della spalla. Osservando il busto non rimane più traccia delle vecchie forme convenzionali dei busti antecedentemente realizzati.
Il monumento equestre di Luigi XIV si discosta da tutti i precedenti monumenti ed è scolpito da un unico grande blocco di marmo. Il professor Lavin ci mostra il disegno preparatorio per la realizzazione del monumento che da solo è un’opera d’arte. Il tripudio di bandiere sventolanti è come il drappeggio per il busto, sta a simboleggiare la conquista. Nel progetto dovevano essere presenti anche due colonne similari alle colonne d’Ercole. Bernini non mostrò Luigi XIV nell’atto di comandare i suoi, da qui la novità.
Colpisce che opere di Bernini siano prive di qualsiasi riferimento regale o dinastico, implicita in questo contesto è la sensazione che il prestigio dell’uomo non deriva dalla sua carica dinastica ma dalla sua eroica virtù. Bernini e Luigi XIV si sono subito piaciuti al punto che l’artista, al momento della sua partenza da Parigi disse che il suo unico rimpianto era quello di dover partire e che sarebbe rimasto volentieri al servizio del re, non perché fosse il re di Francia ma perché si era reso conto che il suo spirito era ancor più garbato del suo sangue.
Si deduce che la linea base del giusto governo sta nella virtù individuale e nel controllo di sé piuttosto che nel rango e nel potere. Bernini ci mostra un’immagine di potere che trascende dal potere stesso mostrando una rettitudine morale sia in Francesco I d’Este che in Luigi XIV dando forma al concetto del principe eroe.