A due mesi dai drammatici eventi che hanno colpito la Sardegna, oltre l’indiscutibile tragedia umana, con le molte vittime e le migliaia di sfollati, si contano anche i danni al patrimonio artistico dell’Isola. Di fronte all'acqua che travolge e distrugge, la prima istintiva speranza è che, a trovare sollievo sia innanzi tutto il dramma umano, di chi ha perso affetti e beni, poi si comincia a riflettere sui danneggiamenti subiti anche dai beni artistici e storici, che sono espressione della cultura di un popolo e ne conservano la memoria.
La conta dei danni
Le Province più colpite sono state quelle di Olbia, Nuoro e Oristano.
La Soprintendenza archivistica già all'indomani dell'evento si era attivata aprendo un'apposita sezione nel proprio sito istituzionale, per fornire agli enti colpiti la propria collaborazione in forma di consulenza sui primi interventi e riservandosi, appena possibile, di inviare dei funzionari dove fosse più necessario. “Con un certo sollievo – ha dichiarato Anna Castellino, responsabile del procedimento – è stato constatato come la situazione generale del patrimonio archivistico sardo sia molto meno grave di quanto si temeva. Dei centri che la stampa e la stessa Regione segnalavano tra quelli maggiormente coinvolti, nessuno ha ancora segnalato danni alla documentazione e continuano invece a pervenire notizie oltremodo confortanti”.

Unica eccezione sono le carte correnti dell'Ufficio tributi di Olbia, mentre l'archivio storico/deposito e quella della scuola di Siniscola sono salvi. Nel corso dell’alluvione, invece, un’onda di piena di 1,5 metri ha inondato il principale dei depositi archeologici di Olbia, dove sono conservate sia delle grandi casse di legno contenenti, smontati asse per asse, i relitti di navi romane e medievali dello scavo del porto, sia le cassette dei reperti degli scavi degli ultimi anni, tra i quali, per fare solo un esempio, i corredi delle circa 400 tombe di uno scavo effettuato nell’area della necropoli punica e romana della città antica. I danni sono stati molto ingenti. “Le cassette dei reperti trasportate dall’acqua hanno vagato per tutto il grande edificio, finendo per giacere in situazione molto caotica, in svariati casi piene di acqua e fango e parte dei reperti fuoriusciti da esse sono finiti nel fango sul pavimento – racconta Rubens D’Oriano, responsabile del territorio di Olbia per la Soprintendenza ai Beni Archeologici – Le grandi casse dei relitti, e soprattutto il loro contenuto, per fortuna non pongono problemi al di là del loro riordino. Il danno però è scientifico oltre che patrimoniale, perché ricomporre i contesti di provenienza dei pezzi usciti dalle cassette sarà lungo e difficile, e in alcuni casi forse impossibile”.
I lavori d’intervento
La Soprintendenza per i Beni Archeologici ha dato immediatamente avvio ad una prima fase di lavori con la procedura di somma urgenza, e gli Uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo si sono attivati per il reperimento dei fondi necessari. Una seconda fase d’intervento sarà comunque necessaria ed urgente, per il lavaggio di tutti i reperti, la loro risistemazione ottimale e il restauro di quanti danneggiati dall’alluvione o che potrebbero subire degrado in futuro a causa dell’acqua e del fango assorbiti.