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Col sole in fronte - Evento tributo in memoria di Luciano Pavarotti

Piazza Grande di Modena in onore del suo illustre concittadino

di Matteo Franzoni - 9 settembre 2015
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Piazza Grande gremita per un’immensa dimostrazione di affetto della città di Modena nei confronti di Luciano Pavarotti, indimenticato artista modenese, nella serata evento organizzata dalla moglie, Nicoletta Mantovani, insieme alla fondazione Pavarotti e al comune di Modena, per ricordare il tenore mancato il 6 settembre 2007. Nel parterre presenti, oltre a Nicoletta Mantovani, tante personalità, da illustri dirigenti delle più importanti e affermate realtà imprenditoriali modenesi a personalità della politica.
Sul palco la nota conduttrice Simona Ventura, grande amica di Luciano con il quale ha collaborato in alcune trasmissioni RAI, spiega le finalità e lo svolgimento della serata, rendere omaggio a un grande modenese che ha rivoluzionato e svecchiato la musica lirica credendo nei giovani. Parte poi un video che svela ai tanti presenti chi era Luciano Pavarotti, dai suoi esordi al suo legame con la città di Modena.

La Ventura introduce la prima parte musicale presentando alcuni giovani cantanti della fondazione Pavarotti che hanno interpretato in modo straordinario canzoni come Chi è più felice di me e Là ci darem la mano per finire con un classico napoletano O surdato ‘nnammurato.
Arriva il momento dell’erede di Pavarotti, Vittorio Grigolo. Mentre sale sul palco vengono mostrati sul megaschermo gli LP incisi quando era ancora adolescente, periodo magico in quanto il Maestro lo aveva già adocchiato per le sue qualità canore. Vittorio si esibisce in un pezzo da novanta: Voglio vivere così, è un’emozione davvero forte con l’orchestra che suona dal vivo. Terminata l’esibizione Grigolo e la Ventura presentano insieme un amico che li accomuna al Maestro, Massimo Ranieri, che sale sul palco interpretando tre canzoni in modo magistrale: Marechiare, Erba di casa mia e Mamma.
Riprendono senza indugio gli allievi della fondazione Pavarotti con tre liriche: Questa o quella, Mattinata e Ardir! ha forse il cielo...
E’ nuovamente Massimo Ranieri a salire sul palco e a giocare con il pubblico facendo cantare i tanti presenti sulle bellissime e famosissime note di Maria Marì e Rose rosse.
E’ la volta di una delle arie preferite da Pavarotti Buongiorno a te che vede l’interpretazione eccezionale dei giovani talenti che fanno sognare il pubblico che canticchia assieme a loro, quasi a voler raggiungere spiritualmente il grande Maestro.

Segue un intervento commosso da parte del sindaco di Modena Muzzarelli che saluta e ringrazia gli sponsor per la riuscita dello spettacolo in memoria di Luciano Pavarotti. Il finale della serata è da brividi con O sole mio realizzata da Vittorio Grigolo accompagnato superbamente dall’orchestra, mentre Ranieri chiude con uno dei suoi pezzi più famosi Perdere l’amore, che gli diede la vittoria al Festival di Sanremo. Infine il famoso Brindisi della Traviata che ha coinvolto tutti, artisti e pubblico, con le mani che battevano a ritmo e il congedo da un pubblico estasiato con la canzone Tra tanta gente con la voce di Luciano Pavarotti registrata e proposta al pubblico proiettando la sua immagine a braccia aperte nel megaschermo, quasi a voler abbracciare gioiosamente ancora una volta il suo pubblico e la sua adorata Modena.

Segue un estratto delle interviste a Simona Ventura, conduttrice della serata, a Vittorio Grigolo, artista cresciuto grazie all’incitamento e agli studi con il Maestro e a Mario Luzzatto Fegiz, famoso giornalista e critico musicale che ha avuto la fortuna di seguire Pavarotti lungo la sua gloriosa carriera artistica.

 

Simona Ventura

Una serata dalle forti emozioni?
Certamente sarà una serata appassionante ma oggi, visitando il museo intitolato a Luciano, ho già provato emozioni forti perchè ho ritrovato la vivacità, passione e solarità che ho sempre amato in lui.
Luciano è stato per me una figura importante e generosa, un talent scout che metteva l'arte al servizio dei giovani e di questa terra che lui amava più di ogni altra cosa.
Ricordo la sua giovialità e genialità, è stato un precursore in tantissimi ambiti, è stato il primo a portare la lirica dal teatro agli stadi, unendo il pop con la lirica, credendoci fino in fondo noncurante delle polemiche dei tradizionalisti della lirica.

Da emiliana che effetto le fa essere qui e crede che la popolazione stia rispondendo bene nei confronti di questo grande personaggio?
Io sono qui per dare un sostegno a Nicoletta (moglie di Luciano) che ha fatto tanto assieme al sindaco Muzzarelli per avere questa serata ed è giusto che tutta la città risponda a questo grandissimo artista perchè lui amava moltissimo Modena, l'ha amata più di ogni altra cosa al mondo.

L'Italia potrebbe puntare di più sul bel canto?
Si lo sta facendo nonostante si siano vissuti molti anni di esterofilia con la musica americana e inglese entrate nelle nostre case e molti giovani italiani che non ascoltano il bel canto nostrano, ma all'estero siamo certamente molto forti, l’esempio vivente è Andrea Bocelli.

Come verrà omaggiato questa sera il Maestro?
Per iniziare sarà omaggiato da ragazzi giovani, poi ci sarà Massimo Ranieri che è stato un grande amico di Luciano Pavarotti e Vittorio Grigolo che il Maestro riconobbe come vero talento già all’età di 12 anni. Luciano aveva la grande capacità di riconoscere il talento grezzo ed era molto generoso mettendosi al servizio dei giovani. 

Un aneddoto che la lega al Maestro.
Ho cominciato in RAI con il Maestro seguendo il Pavarotti International. Con Luciano c’era un rapporto molto bello, tanto che io mi permettevo di chiamarlo Luciano e lui ne era molto colpito e divertito essendo abituato all’appellativo Maestro mentre lui mi salutava con un semplice “Ciao Simona, ci vediamo domani.”
Altro ricordo indelebile la cena fatta al ristorante “Europa 92” assieme a Bono Vox degli U2.

Da emiliana che vive a Milano cosa le è rimasto di questa terra?
Tante cose, mio papà è tosco emiliano mentre mamma è di Bologna e il lato che più mi contraddistingue è la grande forza che caratterizza queste popolazioni ingegnose.
In chiusura di intervista Simona consiglia nuovamente a tutti di visitare il museo dedicato a Pavarotti in quanto colorato, vivace e ricco di magia perché si respira nell’aria la felicità e solarità che Pavarotti aveva nel dna.

 

Vittorio Grigolo

Cosa significa Modena per lei?
Per me è la prima volta a Modena come protagonista, ma il mio cuore è qui già da tanto per l’arte visiva, musicale e per le tante meraviglie culinarie che questa città sa regalare. Modena è incredibile e sono felice di essere qui a ricordare e festeggiare il 6 settembre, una data che viene ricordata non solo qui ma in gran parte del mondo per onorare non solo un grandissimo artista e genio dell’opera ma anche un grande comunicatore.
E’ stato il primo a portare l’opera in tv svecchiandola e rendendola solare, dandole luce con il suo canto, la sua dizione perfetta e con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto. Luciano voleva essere capito mentre cantava e il pubblico lo capiva e lo amava.

Un aspetto che non dimenticherà mai del Maestro?
Il suo sorriso, che porterò sempre nel cuore.

Dopo tanti pregi un difetto di Pavarotti?
Luciano era certamente una personalità carismatica e quando si ha carisma spesso accade di essere delle prime donne, faceva le sue scelte e quando le faceva difficilmente tornava sui suoi passi, ma se penso all’uomo e non all’artista affermo che sapeva sempre quando era il momento di fare un passo indietro e questo è uno dei tanti pregi del grande Maestro, la sua semplicità.

Quando ha capito che il Maestro credeva in lei?
Lo racconterò anche questa sera sul palco... ho vissuto gli ultimi anni della sua vita accanto a Luciano come allievo, la cosa che più mi ha impressionato era la luce nei suoi occhi e quella voglia di trasmettere a tutti che l’opera non è qualcosa di vecchio. Ricordo l’ultima lezione a Pesaro quando mi disse “una la cosa che non si può insegnare è avere carisma, ma tu il carisma lo hai”. Dovevo partire per Washington, ero poco più che un ragazzo impaurito e sconfortato, ma Luciano mi prese per mano e disse con il suo tipico accento modenese “Vittorio, ricordati che sei il mio campionissimo! E sei un signor tenore e di signor tenori non ce ne sono”. Fu lì che capii.

Le parole che non ha mai detto al Maestro?
Forse le parole che non ho mai potuto dire sono grazie. Grazie della tua voce, grazie per avermi indicato la strada, grazie per avermi fatto capire che cantare non rende solo felice il pubblico ma rende felice soprattutto noi che possiamo cantare.

Il primo ricordo di Pavarotti?
I primi anni 90, all’opera di Roma, con un Luciano pieno di energie che aspettava che questo bambino (io…) cantasse l’aria del pastorello mentre lui avrebbe poi dovuto cantare la famosissima aria E lucevan le stelle. Lui non si preoccupava per se stesso ma dava consigli a me e mi rassicurava. Lui era per i giovani, a questo proposito non dimentichiamo che oggi siamo qui anche per sostenere la fondazione Pavarotti che non è solo una fondazione che divulga la cultura dell’opera, ma dà la possibilità ai giovani di crescere attraverso l’opera lirica. Questa sera canterò assieme agli allievi della fondazione facendo per loro ciò che Luciano ha fatto per me.

La particolarità della voce di Luciano?
Certamente il timbro ma soprattutto la voglia di comunicare e farsi capire da tutti mentre cantava grazie alla sua dizione nel canto.

 

Mario Luzzatto Fegiz

Un ricordo di Luciano?
Ricordo una spedizione fatta assieme a Pavarotti a Mostar in Bosnia per portare aiuti e cercare di ricostruire la casa della musica. A bordo l’unico cibo era un’immensa forma di formaggio che lui spezzettava con le sue mani distribuendolo a tutti i componenti della spedizione.

Come ha conosciuto il Maestro?
Ebbi la fortuna che un critico di musica si rifiutasse di seguirlo e recensirlo perché lo considerava troppo pop e il compito di seguirlo venne affidato a me. La prima cosa che feci fu andarlo a vedere al Metropolitan di New York dove in cartellone c’era “La forza del destino” che lui considerava iettatoria, per questo fece cambiare il cartellone scegliendo “Il ballo in maschera”. Vidi un magnifico ballo in maschera ma poi lessi le critiche del New York Times e pensai di aver visto uno spettacolo diverso, lui era solare perché capiva che riusciva a volgarizzare e divulgare l’opera classica e questa operazione rimarrà nella storia.


L'autore

Matteo Franzoni

Matteo nasce nel settembre del 1970. Sin dai primi anni di vita dimostra un forte interesse per l’arte e la comunicazione. 
Grazie a questa passione si iscrive alla scuola di grafica e arti visive di Bologna, dove sviluppa e affina le sue qualità artistiche. Diplomato nel 1992 si getta anima e corpo nel mondo della grafica, lavorando per varie aziende della provincia bolognese.
Nel 2000 si trasferisce a Fiorano e nel modenese conosce la differenza tra la grafica pubblicitaria e la grafica ceramica, data la specializzazione nel settore ceramico dell’intero distretto.
Negli anni a venire approfondisce la sua passione per la fotografia, facendola diventare parte integrante del suo mestiere. Spazia dai reportage di matrimonio alle foto di eventi e concerti.
Nell'ultimo anno amplia le sue competenze e grazie all'esperienza accumulata negli anni a livello comunicativo decide di intraprendere, unitamente a grafica e fotografia, anche la la professione di giornalista. Scrive e collabora con varie riviste on line come Omnibus e Giornalisti On Line.
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