Il Cellamare Music Festival è un festival immaginario, nato come uno scherzo, fantasticando una tre giorni di musica e spettacolo dedicato alla puglia con nomi noti e meno noti: Musicisti, attori, comici made in Puglia, che tanto hanno fatto sobbalzare un’intera comunità virtuale (non sono pugliese) condividendo in maniera virale uno “strampalato” programma dai colori pugliesi. Evento diventato subito un cult e supportato on line da quasi tredicimila persone.
Ispirato allo storico festival californiano di Coachella, il Cellamare Music Festival univa la ridente cittadina barese agli States in un solo colpo attraverso una Pazza idea, a dirla come una canzone. Sic! Un gemellaggio virtuale, che come nelle migliori favole, si è realizzato davvero, ridimensionando (si fa per dire) l’originario programma e diventando, di fatto, una tre giorni dedicata interamente alla musica indipendente pugliese.
Un vero colossal con tanto di arena, il campo sportivo di Cellammare, che ha permesso a cento musicisti, di esibirsi in una cornice tecnica di altissimo livello, che nulla ha avuto da invidiare alla realizzazione tecnica di produzioni nazionali più rinomate. Considerati gli epici sforzi di realizzazione del Festival e considerata l’indole esistenzialista di chi vi scrive, sul “motivo intrinseco e il valore umano di questo festival”, ho deciso di raccontare il Cellamare Music Festival facendo delle considerazioni semiserie, in pieno spirito “Cellamare Music Festival”.
- Cellamare è una cittadina pugliese di 5775 abitanti (fonte wikipedia). Nel tour cittadino non li ho contati, ma gli abitanti hanno confermato il numero orientativo.
- Cellamare, a differenza del nome che porta, non si affaccia sul mare.
- Un viaggio andata e ritorno in aereo da Cellamare a Coachella dura dalle 18 alle 27 ore con almeno due scali.
- Il Cellamare music Festival è nato da uno scherzo sul web ed è diventato un festival di musica, vero.
- A Cellamare hanno suonato 100 artisti pugliesi, in una tre giorni di musica dedicata interamente alla musica indipendente pugliese.
- A Cellamare, presso il campo sportivo, i musicisti si sono esibiti alternandosi su due palchi: Giovanni e Gina.
- La Professionalità tecnica di audio e luci e la professionalità artistica era di altissimo livello.
- I musicisti si sono esibiti per un massimo di venti minuti e un cronometro segnava un conto alla rovescia della loro performance.
- In venti minuti abbiamo assistito a esibizioni intense e sorprendenti.
- A Cellamare abbiamo costatato che ci sono musicisti professionisti pronti per il mercato musicale che possono competere e superare le Hit del momento.
- A Cellamare si è suonata musica originale. Una sfida, in un mondo di cover band e di canzoni usa e getta.
- Ogni musicista che si è esibito aveva qualcosa che lo differenziava. Nessuna performance è stata uguale a un’altra.
- Tutti i musicisti hanno suonato gratis.
- Molte polemiche si sono sollevate circa l’esibirsi gratuitamente.
- La musica è lavoro, ma lo è anche per chi scrive, pubblica e lavora nel settore cultura/scrittura/editing etc... Scegliere di esibirsi gratuitamente è appunto una scelta. Il ricatto della visibilità lo lasciamo a chi promette e non mantiene.
- Cellamare ha creato interazioni, gettato ponti.
- L’affermazione di cui sopra è un punto di vista perfettibile e confutabile certo, ma per natura: “Non mi piace chi sta fermo e ti dice come correre”. Citazione Charlie Brown.
- Si poteva fare meglio e di più a Cellamare? Certo.
- Renzo Rubino ha fatto salire sul palco una ragazza e insieme hanno improvvisato un brano. La ragazza suonava la batteria e Renzo Rubino suonava il piano e cantava Il Postino.
- A Cellamare ho potuto ascoltare musica made in puglia con sentori dal mondo.
- Sono stata in Irlanda, poi in Grecia fermandomi un po’ in Giamaica.
- Ho ascoltato un pop dai colori inglesi e ho intravisto un’alba limpida lungo le coste frastagliate della Scozia.
- Un rocker americano vestito di pelle mi ha condotto sulla Route 66 con la sua moto lucidissima e sono quasi certa di aver preso un kebab speziato dalle note arabeggianti a bordo di un cammello tra vortici di sabbia nel deserto tra l’Egitto e l’Algeria.
- Ho sentito il freddo spigoloso della musica elettronica diventare improvvisamente fuoco attraverso incursioni di calde zampate di viola.
- Sono volati tamburelli Salentini sulla una strada del Bronx.
- Sono stata attratta dalle sirene della musica Pychedelica in un vicolo stretto di San Francisco, perdendomi poi in un vorticoso blues all’italiana in una strada a denominarsi a Bari Palese.
- E ancora le parole che si sono mescolate alla musica del mondo made in puglia.
- Parole di denuncia, di amore, di stupore e rabbia, di pace, di sogni e speranza.
- Parole sussurrate, pronunciate piano, suonate, urlate e rigurgitate.
- Parole fritte, calpestate, gettate, “arricciate”come i polipi sullo scoglio.
- Ho capito che forse, essere pugliese è davvero un modo di vivere. Un mood che da un paio di anni ha vita propria.
- È lingua esportata con modi di dire e fare.
- I “pacchi da giù”, itineranti di cibo e amore.
- Sarebbe bello poter esportare anche la musica: da giù a sù, con quel tocco di follia e sogno che tanto sa di speranza.
- Il Cellamare è stato il Festival dell’assurdo: un festival immaginato e realizzato.
- La Signora Maria che ha una piccola merceria a Cellamare è stata felice dell’evento musicale perché ha portato in città molti giovani.
- Nel salutarci, la Signora Maria, ci ha detto che oltre al Festival l’anno prossimo sarebbe bello festeggiare il Santo Patrono di Cellamare come si faceva un tempo. Una festa alla vecchia maniera con luci, banda, processione, fuochi d’artificio e condivisione tanto comune ai paesi del sud.
- Una Festa e un Festival. Tradizione e Innovazione. Un popolo di santi, poeti e navigatori del web riuniti a Cellamare.