Teatro Storchi gremito in ogni ordine di posti per il Premio Bertoli, giunto alla quarta edizione. La direzione artistica è affidata ad Alberto Bertoli e Riccardo Benini, a garanzia del successo dell’evento, condotto da Andrea Barbi. Una famiglia artistica consolidata negli anni, capace con l’esperienza e le indubbie competenze di far crescere in modo esponenziale questo concorso per cantautori che vede impegnato Alberto alla ricerca di nuovi talenti che sappiano, come il padre, portare avanti la grande tradizione italiana del cantautorato.
L’aria che si respira nel backstage è davvero quella di una grande famiglia che si ritrova con gioia per una festa, dove a vincere sono le qualità e capacità artistiche, come nota con piacere Dario Salvatori, famoso giornalista e critico musicale presente alla serata, che definisce un festival di qualità fatto con il cuore. Alberto si aggira nel retropalco con un sorriso felice stampato in volto, una parola rincuorante per ogni giovane cantautore che incontra intimorito dall’emozione di esibirsi e un abbraccio per ogni amico di Pierangelo presente e ammette di essere felice perché sente forte l’amore intorno alla musica e soprattutto intorno alla figura del padre, al quale questi giovani riconoscono il grande valore artistico.
Il Premio Bertoli è una vetrina molto prestigiosa e importante per i cantautori emergenti e quest’anno, grazie alla Acep, l’associazione che tutela gli Autori, Compositori, Editori e Produttori, è stata istituita una borsa di studio, andata a Noemi De Simone, con l’augurio che possa essere un piccolo aiuto per la carriera della giovane e di buon auspicio. A seguire sul palco è Mezzania, la vincitrice del concorso giovani cantautori, premiata da Leo Turrini e la conduttrice radiofonica Clarissa Martinelli, la quale ha notato il sempre crescente livello artistico della kermesse musicale, che apprezza per lo spazio che dedica ai cantautori, una categoria che non sempre gode della ribalta dei riflettori. Con Turrini spazio alle emozioni, quando afferma che un paese è senza futuro quando dimentica la memoria, ma così non è grazie al Premio Bertoli, che personalmente ricorda con tanto affetto per la profonda conoscenza e stima che lo legano ad Angelo, suo vicino di casa per un quarto di secolo. Altra figura estremamente vicina al cantautore sassolese è Giancarlo Governi, che ha visto nascere questo premio e dimostra tutto il suo entusiasmo per questa iniziativa perché Bertoli è stato importante per tutta la cultura italiana in quanto capace di lasciare un segno con le sue canzoni. Governi lo definisce un grande poeta, musicista, cantante e cantautore oltre ad essere un eroe civile per le sue battaglie condotte per i diritti dei disabili. Questo premio ripropone il nome di Pierangelo nel panorama musicale italiano e pur essendo un riconoscimento tardivo è comunque importante per celebrare le sue innate qualità che lo rendono terribilmente moderno, preveggente e visionario.
Anche per Enrico Ruggeri, premiato come artista longevo con all’attivo più di 15 album pubblicati (scherzando dice che è già a quota 32 e presto potrebbe vincerne altri due di premi Bertoli…) Pierangelo sapeva lasciare un segno con le sue canzoni grazie agli impegnativi ed alti contenuti. Parlando di sé si definisce soddisfatto della lunga tournée appena conclusa e al momento dice di navigare a vista, scrivendo e giocando con la musica, perché così facendo prima o poi nasce sempre qualcosa. Negli anni è cambiato, come nella natura delle cose perché si invecchia, il mondo cambia, si vedono le cose da un’altra prospettiva e cambia il modo di raccontarle queste cose. Rimane invece immutata la voglia di stupire sé stessi e di conseguenza gli altri alla continua ricerca di un suo suono che non sia quello standardizzato che si sente alla radio continuando allo stesso tempo a scrivere testi con significati intensi perché gli piace raccontare storie, usando come veicolo sia le canzoni ma anche i libri, la radio e la tv.
Altro prestigioso Premio, “A muso duro” va a Luca Barbarossa, un grande cantautore che sa parlare d’amore, di sentimenti, del mondo e di questa società che non sa più comunicare. Per Barbarossa è un onore vincere questo premio che ogni anno assume sempre maggior significato perché sono sempre meno le figure come Bertoli, punti di riferimento importanti, di cui l’Italia ha sempre bisogno. Governi lo stuzzica amichevolmente chiedendogli se sarebbe ancora in grado di scrivere canzoni come Via Margutta guardando la Roma di oggi e Barbarossa risponde che sono più di 35 anni che gira l’Italia per concerti e in ogni città ci sono cose meravigliose da vedere, annusare e assaggiare. Roma è piena di contraddizioni, ma forse sono state proprio queste ad ispirarlo. Negli anni ha scritto tanto della sua città, ma mai in dialetto e attualmente sta sviluppando un progetto dialettale proprio per valorizzare il dialetto, una vera e propria lingua tanto vicina alla realtà e ai sentimenti dell’uomo.
Il Premio “Italia d’oro” a Davide Van De Sfroos per la sua capacità di raccontare e descrivere la situazione sociale e politica contemporanea, oltre ad avere in comune con Bertoli l’incisione di svariati pezzi in dialetto.
Ultimo Premio “Per dirti t’amo” a Ermal Meta, che con il suo linguaggio originale al contempo popolare sa parlare d’amore con la sua anima rock senza mai scadere nella retorica e nella banalità, perché come dice lo stesso Ermal, in tanti ne hanno parlato ma l’amore non è mai banale perché ognuno ha il suo modo di viverlo.