Il settore della cultura è stato in questi ultimi anni sensibilmente penalizzato dalla carenza di fondi. La Senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati (PdL) ha presentato a inizio agosto un ordine del giorno, approvato in Commissione, che agevolerà il rilancio della cultura in tutte le sue espressioni, attraverso la defiscalizzazione delle erogazioni liberali a sostegno delle manifestazioni culturali. Dal reddito complessivo delle persone fisiche e dal reddito delle imprese saranno integralmente deducibili le erogazioni liberali a favore di soggetti che organizzano eventi culturali, artistici, musicali e turistici, comprese le erogazioni per l'organizzazione di mostre e di esposizioni.
1) In cosa consiste disegno di legge approvata in Commissione e in Aula e inserita nel decreto del Fare?
Ho scritto questo disegno di legge e, in occasione del “Decreto del Fare”, l’ho presentato come emendamento, siccome è in arrivo un progetto sulla cultura di carattere generale che dovrebbe ordinare tutto il settore cultura. E’ un impegno chiaro da parte mia, perché mi rendo conto che è un settore trascurato dalla cultura. Noi abbiamo come unica risorsa vera la cultura nelle sue varie articolazioni, che vanno dal patrimonio artistico che è il più rilevante al mondo, alla musica, allo spettacolo, ma non riusciamo a fare di questo un motore economico. Anzi alla cultura vengono sempre tagliarti i fondi e questo è un elemento fortemente penalizzante. Non abbiamo materie prime se non la cultura. Eppure non riusciamo a far funzionare questo settore.
La defiscalizzazione che ho proposto mira proprio a cercare di cambiare questa impasse defiscalizzando tutte le erogazioni liberali, sia che provengano da soggetti privati che da società. Questo dovrebbe portare non a diminuire i fondi pubblici, ma a integrarli, a meno che non si radichi questo nuovo percorso. Ma certamente ci vorrà certamente del tempo perché la gente, come avviene in America, doni per la cultura. Se noi, però, riuscissimo a mantenere i fondi così come sono oggi e allo stesso tempo promuovere le donazioni liberali private credo che potremo fare un buon servizio al nostro paese.
2) Quali le differenze rispetto alla legge 362 del 2000 il cui art. 38 rende interamente deducibili per i soggetti donatori le erogazioni liberali in campo artistico-culturale?
La differenza sostanziale è che prima la legge prevedeva la defiscalizzazione solo per le aziende, l’emendamento prevede l’allargamento ai privati. È un cammino diverso: non dobbiamo pensare solo alle grandi erogazioni, ma anche a piccoli fondi che ciascuno può decidere di stanziare prendendosi un impegno personale in questo settore. Questo, a mio avviso, dovrebbe portare ad un cambio di mentalità, perché fa crescere anche la sensibilità nei confronti della cultura.
3) In che modo la defiscalizzazione delle erogazioni potrà favorire il rilancio del settore dei beni culturali?
In questo governo hanno unito il Ministero del Turismo a quello della Cultura. Io credo sarebbe necessario, come si fa in altri paesi, di promuovere pacchetti turistici che prevedano anche l’acquisto di biglietti per teatri per esempio. Se un turista viene a visitare Venezia, dovrebbe avere nel suo tour anche la visita alla Fenice offerto dall’agenzia o l’albergo, oltre al classico tour dei monumenti più importanti di questa città meravigliosa, ma l’Italia è ricca di tanti altri esempi, abbiamo l’80% del patrimonio artistico-culturale del mondo. Sempre restando in tema di spettacoli, credo che per essere promossi ulteriormente dovrebbero girare di più nei teatri italiani e non solo. Abbiamo teatri di tradizione che per mancanza di fondi non riescono a mettere in scena gli spettacoli. Questo, purtroppo, dipende da un interesse che nel tempo si è affievolito. Manca la promozione di questo patrimonio. La nostra italianità, la nostra lingua, passa anche attraverso la conoscenza dell’opera. Negli altri paesi c’è un interesse maggiore al nostro, quasi noi fossimo inconsapevoli di questa grande ricchezza che possediamo. La esportiamo in tutto il mondo, ci conoscono a livello globale, ma dobbiamo imparare a farla fruttare nel nostro territorio. Dobbiamo cambiare direzione: attraverso una maggior consapevolezza ma anche attraverso un atteggiamento manageriale nel settore, perché la cultura può e deve, in un momento di crisi, diventare volano economico.
4) Quale iter ora attende il disegno di legge?
Ho presentato questo ordine del giorno ad agosto. Non appena sarà pronto il provvedimento che è passato in Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva, farò inserire questo mio disegno di legge. È discutibile il discorso che la defiscalizzazione non ha copertura economica: è chiaro che la coperta è corta, ma è altrettanto chiaro che noi abbiamo bisogno di porre nella nostra agenda politica delle priorità e delle scelte e se noi vogliamo guardare in una prospettiva futura, non possiamo che investire in questo settore. Non si può sempre dire che manca la copertura: noi abbiamo 800 miliardi di bilancio e la cultura si aggiudica finanziamenti inferiori all’1%. Ancora far mancare dei fondi significa soffocare la cultura e avere uno sguardo miope. Qualcuno aveva detto tempo fa: “Con la cultura non si mangia”. È proprio sbagliato, con la cultura si mangia!