Siamo in Calabria, nel Centro Commerciale Porto degli Ulivi di Rizziconi. Un Centro Commerciale che ama la musica e i giovani e a loro regala pomeriggi alternativi con gli artisti del momento. Dopo i Dear Jack è stato il turno di Moreno, anche lui come la giovane band reduce del successo di Amici prima e di Sanremo poi.
Il Centro Commerciale Porto degli Ulivi festeggia il compleanno ed è proprio Moreno protagonista indiscusso del taglio della torta e poi del suo concerto pomeridiano, fra tormentoni, autografi e selfi. Selfi d'autore però: è Moreno infatti che scatta con i cellulari di tutti. Protagonista di un incontro, dove è anche il fan ad essere coccolato da lui e non solo il contrario. Lo incontriamo per un'intervista fra gli uffici del Centro che ci accoglie anche stavolta con calore e generosità (tipica dei popolo calabrese, ma non scontata), poi lo seguiamo nella sua performance dove non perde l'occasione per una frecciatina al collega Briga, senza sapere che sarà proprio lui il prossimo artista a salire su quel palco il prossimo 18 luglio. Fra rapper si è... Amici!
Devo confidarti una cosa Moreno, a Sanremo ero un po’ prevenuta nei tuoi confronti: bravo sì , ma in ogni caso è fortunato perché ha una grande vittoria di un talent alle spalle. Però a Sanremo, già in sala stampa, ho cambiato idea, e come me tanti altri, perché ti sei presentato per quello che sei, con eleganza e rispetto, unendo storia e contemporaneità. Quello che non abbiamo percepito è stato un cambiamento anche per te? Quel palco ti ha dato una forte carica per dire io sono questo e voglio far vedere a tutti chi sono?
Una domanda ricca di contenuti. In generale, il nostro genere non si evolve per le persone che fanno il giudizio popolare, quella che è la giuria tradizionale non è ancora pronta ad abbracciare questo cambiamento. E’ un pregiudizio sbagliato, perché voi conoscete quello che si vede magari in televisione, ma invece ridendo e scherzando sono dieci anni che siamo in giro ed è quindi quello che abbiamo fatto prima che ci ha portato a Sanremo e prima ancora ad Amici. Parlo al plurale perché giro con uno staff di persone che mi seguono e che mi aiutano ogni giorno. E comunque non ci sono andato sull’onda del talent come è capitato ad altri, io dopo la vittoria di Amici ho fatto altro: ho fatto un tour, ho fatto un libro, ho fatto un nuovo disco, ho fatto una colonna sonora per la Disney, manifestazioni, beneficenza, tutto quello che si poteva fare e poi c’è stato Sanremo, che è un palco prestigioso soprattutto per un ligure. Io ero consapevole di lavorare con professionisti, Fish che mi ha lavorato sulla base, lui che Sanremo lo aveva fatto con i Sottotono, e anche Marco Zangirolami e Roberto Casalino, e rimanendo coerente non posso che dire quel pezzo è davvero bello, per come è stato costruito. Siamo andati, quest’anno c’era l’eliminazione e il nostro percorso era puntare di arrivare in finale per portare il genere più avanti possibile, siamo arrivati in finali, siamo stati menzionati dai giornali tra i più eleganti, e devo ringraziare gli stylist perché in realtà, anche se l’abito non fa il monaco, il primo impatto quando spunti su un palco è importante, e anche a me è piaciuto come mi hanno ghindato. Dopo Sanremo sono rimasto molto contento per tanti bei articoli che hanno scritto su di me e i più belli li ho conservati, sono piccoli cimeli e in più abbiamo vinto il girone delle cover ed era quello che non si aspettava nessuno io e nemmeno io quando l’abbiamo registrato.
Ma il Festival era fra i tuoi sogni anche nel cassetto o quando ti hanno comunicato la partecipazione c’è stato in te soprattutto stupore?
Dopo aver fatto Amici non mi stupisce più niente.
Rispetto alla fase eliminatoria di cui parlavi, è diversa la competizione a Sanremo rispetto a quella di un talent?
Il talent inizia come una scuola e poi diventa tutti contro tutti, ma c’è modo di creare un rapporto, anche di amicizia e poi più si va avanti e più uno deve pensare al suo percorso. Sanremo è più un concorso che un percorso, arrivi lì già formato. Io l’ho fatto a 25 anni, ed essere nei big del Festival della Musica italiana è stata una grande soddisfazione. Cantare Celentano e vincere il girone tra Raf, Irene Grandi e la Tatangelo è stato bellissimo. Forse è stata l’esperienza più faticosa degli ultimi tre anni, ma temevo l’eliminazione, non perché sentivo la competizione, ma perché volevo farlo tutto, anche per mettere l’ultima giacca prevista, sarebbe stato un dispiacere non arrivare fino in fondo.
E a proposito di gara, qualche settimana fa ti abbiamo visto in campo, c’era un grande progetto di beneficenza con la Nazionale Cantanti, ma è stato bello vederti giocare così bene, allora mi chiedevo da piccolo cosa volevi fare: il rapper o il calciatore?
Sicuramente il calciatore, ho iniziato a giocare a 5 anni.
Ma anche in questo caso mi sa che ti sei ritagliato pezzi di giornali?
Caspita! Non sono mai diventato un pallone d’oro, ma ho fatto un tunnel ad un pallone d’oro!
Rispetto ai tuoi testi invece, tu sei un grande freestyler, ma quando i testi devono diventare pezzi dei cd c’è sempre la tua intuizione che poi raffini o cambi metodologia?
Dipende non c’è una metodologia precisa, perché essere freestyler ti dà la possibilità di creare delle basi, in base alle sensazioni del momento, che poi si sviluppano con la scrittura.
In chiusura la mia domanda semi-seria con la quale concludo le mie interviste: qual è la tua nota musicale preferita, da rapper se c’è e perché?
Sol Do è la mia preferita.
Facciamo l’accordo?
No no io non sono capace di fare l’accordo, facciamo il Soldo, che è il mio preferito!