Sono al Centro Commerciale Porto degli Ulivi di Rizziconi in Calabria che aspetta per un vibrante showcase nell’ultima domenica estiva che già ci porta in autunno, il cantautore Francesco Sàrcina, ex leader e autore delle Vibrazioni.
Il Centro Commerciale, che negli ultimi mesi ha regalato diversi momenti musicali, ci aveva abituati alla folla di ragazzine strappalacrime, quelle con i cartelloni pieni di cuori, con gli occhi struggenti e la matita nera. Ragazze che urlano invece di applaudire, ma con in mano il cellulare ultimo modello coperto da una cover improponibile, non si può mica battere le mani. Questa volta è diverso, questa volta c’è il pubblico che sceglie la musica che vuole ascoltare. C’è chi arriva anche da Catania e lui riconoscendo i suoi fan storici fra il pubblico commenta: «Arrivano sempre. Per uno come me non lo farei».
Bello, di un fascino elegantemente coinvolgente, ma semplice e genuino. Alla mano. Mano che mi porge dicendo «Ciao, Francesco». Si presenta da amico. E mi spiazza nella sua semplicità. Non è mi abitudine presentarmi col mio nome quando stringo la mano a qualcuno. Mi torna in testa quel ritornello: Buongiorno, buongiorno io sono Francesco… Con molta probabilità se sono lì per intervistare Francesco Sàrcina, so chi è e attraverso le sue canzoni conosco un po' i suoi pensieri, ma lui non conosce me, e allora facciamo un passo indietro e partiamo dai nostri nomi.
Io, Nadia, che racconto la musica per mestiere, lui cantautore e chitarrista che compone e canta per mestiere. Se fosse un lavoro sarebbe la fine dell’arte.
«Quando vuoi…» e mi rilascia l’intervista mentre cambia le corde della sua chitarra. Momenti di rara intensità musicale. Lui, che il 19 maggio 2015, su etichetta Universal Music, ha pubblicato il cd dal titolo Femmina. Lui, meravigliosamente maschio.
La tua è stata un’estate eccezionale ricca di bellissimi eventi: il matrimonio, la nascita di Nina. In radio due singoli paralleli: Femmina e Parte Di Me, estratti dal tuo nuovo disco da solista. E’ una coincidenza che la tua vita cammini con le tue canzoni, o è una scelta voluta?
Io credo poco alle coincidenze in realtà. Molte cose uno se le chiama, altre le percepisce, anche se l’essere umano è un po’ dormiente dal punto di vista sensoriale, allora pensa che ci sia il caso, ma invece non c’è il caso! Tu le cose le attiri nel bene o nel male.
Io questi brani li ho scritti in un momento di pieno amore verso quella che è ora mia moglie, quindi in queste canzoni c’era una predisposizione già, io sono sicuramente lungimirante su alcune cose, ma sono soprattutto un visionario, ed è stato un po’ un predirle.
Io ho letto infatti che tu ti definisci “cacciatore di sogni”…
Sì, cacciatore di sogni, li vado a cacciare, è vero.
Quindi non li metti nel cassetto, li vai a cercare , è così?
Ci sono anche dei sogni nel cassetto, perché i sogni son tanti. Noi non dobbiamo avere un sogno, dobbiamo averne tanti. Il bello del sogno e del fantasticare è che non ci sono limiti. Perché porsi un limite quando ce ne impongono già talmente tanti nella vita razionale e reale? Quindi non vedo perché porseli nel mondo delle favole e della fantasia e soprattutto dei sogni. Una delle letture che ho fatto di Jodorowsky, che mi ha soprattutto divertito molto, perché non sono proprio un suo seguace, racconta che noi spesso siamo un po’ vittime dei sogni che non sono altro che un’elaborazione inconscia, quando invece con un esercizio si potrebbe in realtà diventare un po’ padroni per andare a scoprire qualcosa, che non è altro che un viaggio molto divertente nei meandri della mente.
Il comunicato stampa che accompagna il tuo ultimo singolo Parte Di Me dice che è il brano più “alla Sàrcina”. Che cosa non c’era negli altri brani che invece è uscito in questo pezzo che è più tuo?
Penso che il comunicato stampa sicuramente si riferisse alle sonorità alle quali ho abituato il pubblico, anche con le Vibrazioni. Parte Di Me è scritto da un sognatore col cuore in mano, è semplice, puro e diretto senza troppo fronzoli e pippe mentali alle quali spesso e volentieri mi adagio! Parte Di Me è un pezzo semplice, bello, immediato e si sente che è fresco, poi a nemmeno un mese dall’uscita sta andando anche molto bene.
Oggi sei in Calabria, ma il videoclip di Parte Di Me, ambientato in un centro psichiatrico, porta la firma di un calabrese doc e “folle”!
Sì vero, è “cccalabrese”! Triglia, Triglia, grande Giacomo Triglia! Mitico!
Due anni fa hai partecipato al Festival di Sanremo, l’anno scorso hai svolto il ruolo di vocal coach nella trasmissione televisiva Amici e in questo periodo sei in radio con i tuoi singoli. La musica ha bisogno di radio e tv, o comunque alla fine viaggerebbe bene anche da sola?
La musica ha sempre viaggiato da sola. Ma dobbiamo andare un po’ indietro. La musica nasce da un’esigenza, in uno spirito di collettività, di aggregazione. Nelle tribù quando l’uomo non sapeva parlare, già percuoteva qualcosa per comunicare probabilmente. La musica è quindi sicuramente un linguaggio comunicativo che aggrega. Nel tempo sono cambiate parecchio le cose, ma nello spirito la musica è sempre quella. Poi se uno usa un mezzo come la musica per fare altre cose o meglio i mezzi stessi usano la musica, quello non è altro che una ovvia conseguenza di un’evoluzione un po’ anomala che ha avuto l’uomo, ma che era inevitabile. Oggi, sicuramente la musica ha bisogno di radio, ha bisogno di televisione, per come sono oggi le cose, ma è anche vero che spesso e volentieri accadono fenomeni su internet che nessuno li prevede, e abbiamo degli esempi abbastanza plateali. Lo stesso Fedez è un fenomeno che è arrivato così, eppure ha in mano l’Italia. Dice una cosa, giusta o sbagliata che sia, e tutti ne parlano. E anche lui sarebbe opinabile, senza nulla togliere, perché oltretutto è molto bravo. Oppure The Kolors che arrivano da Maria De Filippi. Sono sempre stati bravissimi, però non li considerava nessuno, io poi li ho messi ad Amici e poi han fatto loro. Quindi non si può sapere, ma magari se avessero invertito le cose quindi The Kolors su internet e Fedez da Maria, magari non avrebbero avuto lo stesso risultato. Non si può sapere, però sono mezzi che servono e servono soprattutto per il pubblico stesso. La gente ormai è sincronizzata su questo. La gente ha bisogno di andare a casa e accendere la tv e non c’è più quella voglia di mettersi comodi e ascoltare un disco dall’inizio alla fine, purtroppo. Questo è un peccato, perché ascoltare un disco è come guardare un film o leggere un libro e quindi scopri tanto di un artista. Poi bisogna vedere quanti veri artisti ci sono in giro… (sorride nbr.)
In chiusura la mia solita domanda semi-seria: qual è la tua nota musicale preferita?
Oh, la mia nota musicale preferita! Io spesso compongo in LA minore, però con una frequenza non a 440 hz, ma a 432 che sarebbero onde che viaggiano meglio nell’acqua. Però purtroppo se io accordo la chitarra a 432 e poi vado in un’orchestra o mi faccio accompagnare da qualunque altro strumento, la chitarra accordata a 432 risulterebbe scordante.
Perché il LA minore?
Perché il LA minore è un accordo secondo me molto nostro, mediterraneo. Tutte le grandi ballad iniziano in LA minore fino a Don’t cry dei Guns N' Roses, te la ricordi?
Come no! «Talk to me softly, there’s something in your eyes».
Ecco! Sì! LA minore!