Al Comic Pub di Fiorano Modenese si respira l’aria di Ritorno al futuro grazie alla DeLorean parcheggiata davanti all’ingresso del pub dove sono presenti vari Marty McFly, Doc e cowboy. Una volta varcato l’ingresso si raggiunge a fatica la sala dove è presente Teo Bellia perché nel locale ci sono centinaia di appassionati della pellicola cult. Tra birra, pizza e primi piatti la famosa voce si offre per rispondere a domande, curiosità e indiscrezioni da parte del folto pubblico. L’aria che si respira è di festa e gioia perché si è consapevoli di vivere un momento irripetibile in tutta la vita, quello del famoso 21 0ttobre 2015, così ha inizio il botta e risposta del futuro.
C’è stato un personaggio che avresti voluto doppiare per mettere la ciliegina sulla torta alla tua carriera?
Bhe sì, un attore che mi sarebbe piaciuto doppiare è quello che interpretava Palla di lardo in Full Metal Jacket. Io arrivai alla finale di quei provini, ma poi vinse un collega straordinario, Loris Loddi. Attori che ho amato e con cui mi sono confrontato ce ne sono stati tanti, sicuramente Joe Pesci di Arma letale. Non posso certamente dimenticare Michael J. Fox di Ritorno al futuro e Matt Dillon di Tutti pazzi per Mary con la scena del cane che è rimasta nella storia e nella quale io mi sono molto divertito. Ci sono anche altri personaggi meno noti ma che a me hanno dato tanto, perché con me sono nati, ad esempio Mad Man, un prodotto televisivo sui pubblicitari americani. Poi ci sono personaggi ai quali sono affezionato come gli He-Man, Occhi di gatto e Boe dei Simpson.
Come è avvenuto l’ingaggio e come sei arrivato a doppiare Marty McFly?
Era tanto che volevo fare questo mestiere. Cercavano giovani attori e voci per doppiare questo attore e trenta anni fa… ero molto più giovane pure io! Desideravano voci non tanto conosciute e iniziarono una serie di provini ai quali partecipai, venni scelto e lo scoprii in un modo molto piacevole. Il ricordo è tuttora molto forte perché era un giorno particolare della mia vita, avevo appena preso il cedolino del congedo del servizio militare e telefonai da una cabina telefonica per sapere il risultato. A quel punto mi illusi di poter conoscere Ferruccio Amendola (il doppiatore di Doc). ma così non fu perché era uno dei pochi e rari film per quei tempi che si incideva su colonne separate. Ricordo il freddo e la solitudine in sala di incisione e da queste prime esperienze ho capito che è un po’ come essere principe delle tenebre sempre all’ombra, non solo per l’isolamento acustico, ma anche perché si vive alle spalle dei protagonisti.
Rammento che fin da allora questa pellicola era stata ben scritta non solo come fantascienza con tutti i suoi paradossi temporali ma faceva riflettere sui rapporti genitoriali, sull’accettazione per quello che si è nella società e tutti questi particolari hanno contributo al meccanismo di identificazione assieme alla curiosità di vedere cosa ci poteva essere nel futuro. Tante cose sono state predette dal film, altre stanno per succedere e molte altre non saranno mai realizzate, comunque era un film molto avanti.
Descrivi una tua giornata tipo quando sei al lavoro.
Vengono estratti vari pezzi del film con l’attore che devi doppiare, chiaramente questi spezzoni saranno differenti in base alle sfaccettature del personaggio da interpretare anche secondo le indicazioni del direttore che ti segue. In genere si lavora da soli per il semplice motivo di non farsi influenzare dal modo in cui l’altro doppia. A volte capita che si entri in sala e c’è il collega che doppia prima di te, in quel caso generalmente esco sia per non deconcentrare chi sta lavorando sia per non essere poi influenzato sul mio doppiaggio. Ho fatto tanti provini e tante registrazioni, spesso non sai più nulla né in senso negativo né positivo e di solito succede come nella vita che meno ci conti e ci speri più le belle notizie poi arrivano. Altro elemento da non sottovalutare nel nostro mestiere è la capacità di dare voce e vita alle emozioni che un attore ha costruito e messo in scena. Deve avere lo stesso processo comunicativo con l’ulteriore difficoltà della lingua differente. Un doppiatore è un attore a tutti gli effetti perché deve cercare di mettersi nei panni di quel determinato personaggio, bisogna carpire la sua fisicità, la sua mimica, i suoi sguardi, il suo modo di porgere le battute, ti devi relazionare ad un microfono che è fisso senza fare rumori fuori dal contesto e in maniera un po' virtuale reciti la tua parte divenendo quel personaggio.
Oggi passi ore e ore in solitudine perché quello che una volta era un’eccezione, la cosiddetta colonna separata ovvero l’incisione singola di ogni attore, ora grazie alla tecnologia è la norma per cui non socializzi più e il nostro lavoro è un poco più noioso.
La colonna separata la si utilizza perché in post produzione gli interventi possono essere maggiori rispetto ad un tempo. A pensarci bene passare nove ore tutti i giorni al chiuso, al buio in solitudine non è proprio il massimo come lavoro ma a me piace moltissimo perché lo reputo una grande sfida. Penso che il doppiatore realizzi dei falsi d’autore purché lo si faccia rispettosamente, con intelligenza e personalità. In alcuni casi può essere davvero molto divertente e stimolante, cito ad esempio Frankenstein junior che in certi momenti grazie alla libertà e alle soluzioni trovate in sala di registrazione è stato addirittura più divertente dell’originale.
Perché dopo il primo Ritorno al futuro nel secondo e il terzo sono state cambiate la tua voce e quella di Ferruccio Amendola?
E’ stato un discorso tecnico ed economico. Nei quattro anni che trascorsero tra il primo e il secondo film io ero diventato socio in esclusiva di una cooperativa di doppiaggio e Ferruccio insieme ad Alessandra Rossi era diventato socio di un’altra cooperativa. Tra le due case di doppiaggio ci fu un grande braccio di ferro, ma alla fine vinse quella di Ferruccio e la mia non firmò la liberatoria per me, quindi dovettero scegliere quello che era il secondo qualificato nei provini del primo film che è uno straordinario collega, Sandro Acerbo, che tra l’altro aveva già doppiato Michael J. Fox in Casa Keaton. Questo per quanto riguarda me. per quanto riguarda Ferruccio il motivo era pratico, lui stava girando un altro film all’estero, Ritorno al futuro 2 doveva essere doppiato entro quindici giorni e lui non poteva rientrare. Anche in questo caso presero il secondo qualificato per i provini di Doc, Dario Penne.
Ci svela che i dialoghi e gli adattamenti da dieci anni hanno subito una trasformazione e una precisione notevole, responsabilizzando i doppiatori. Prima c’era molta più libertà rispetto ad oggi, tempi in cui tutti grazie ad internet tutti possono andare a vedere un film in lingua originale e fare paragoni, tanto è vero che nelle riedizioni home video multi canale, DVD, BluRay spesso vengono ridoppiati non solo perché le vecchie tracce sono ormai rovinate ma anche perché oggi siamo all’interno di una società globalizzata e i contesti culturali che una volta erano più limitrofi oggi sono ben capiti in tutto il mondo.
E’ difficile adattare la voce a tanti attori differenti?
In realtà dipende dalla tua attitudine di attore/doppiatore, dalla stabilità o meno della voce stessa. Il più delle volte non si modifica la voce, ma si modifica l’attitudine interpretativa, ad esempio se bisogna doppiare uno con un’indole dominante si fa una scelta, se invece bisogna doppiare un’indole mortificata ne fai un’altra e inevitabilmente il suono della voce cambierà, ma è come nella vita, cambi intenzioni e cambi il tono della voce.
Diverso è quando capita di doppiare i cartoni animati, un bullone che parla o una sveglia animata, qui bisogna inventarsi qualcosa anche facendo riferimento al suono scelto nella lingua originale. I cartoni li amo perché non sono più dei falsi d’autore, nel caso dei Simpson abbiamo ricevuto complimenti dalle major americane per le soluzioni trovate in Italia. Per i film d’animazione capita di recitare con solo lo story board senza filmato che verrà costruito in base al doppiaggio, questo implica una grandissima libertà interpretativa.
Che rapporto hai con i fan di Ritorno al futuro e il ricordo di Nicola Ferdinando Marcaccini?
Il primo ricordo del compianto Nicola è di stupore perchè non pensavo fosse possibile che qualcuno potesse vedere un film quaranta volte ma quando Marcaccini mi presentò al primo raduno dei fan sentii questa passione e interesse e mi diede una piacevole consapevolezza, responsabilità ed energia per il lavoro che faccio.
Racconta che ha iniziato negli anni 60-70 facendo radio però sentiva di poter esprimersi meglio doppiando e nonostante non avesse il classico curriculum dell’accademia di arte drammatica è passato negli anni 80 a fare anche teatro e per un certo periodo ha condotto il Tg di Telemontecarlo. Ritiene che il giudizio di tutti sia sacro, apprezza le critiche e da esse cerca di modificarsi e migliorarsi, pur sapendo che è anche una questione soggettiva.
Poi inizia a giocare con il pubblico e invita sul palco, allestito con lo sfondo dell’orologio di Ritorno al futuro, un ragazzo travestito di tutto punto da Doc e improvvisano una scena del film. Magicamente grazie alla sua voce si materializza Martin… dopo di lui arriva He-Man e subito dopo Boe, che sembra trovarvi straordinariamente a suo agio tra la birra del Comic Pub di Fiorano Modenese.