Paola vivi a Roma ma sei originaria di Maranello, quali caratteristiche ti porti di questa terra?
Appena dico che sono di Maranello tutti mi dicono “ma che stai a fa qua” perché a Roma amano questa terra e la sua gente, laboriosa e ingegnosa. Io nella capitale porto l’aspetto goliardico e semplice che è tipico degli emiliani e anche della mia famiglia, il modo di fare e l’aspetto un po’ paesano e bello, come lo definisco io “da sagra”. Lo ripeto sempre quando sono in giro per il mondo: sono di Maranello e queste zone si presentano da sole ovunque.
Ultimo lavoro svolto “Amore criminale” per la Rai, ci parla di questa esperienza?
“Amore criminale” mi sta dando tanto successo soprattutto a livello dei social network dove riscontro tanta sensibilità in chi segue questo prodotto molto apprezzato.
Questa esperienza è stata davvero forte perché è stata una via di mezzo tra verità, documentario e finzione cinematografica, il tutto è stato girato e confezionato in pochissimo tempo. È un micro film con storie vere, bisogna stare molto attenti a dare la giusta dignità alle persone che si interpretano, nel mio caso il personaggio di Elvira. Non è stato facile rappresentare il suo percorso di vita e di morte, mi sono documentata parecchio perché la regista, Matilde D’Errico, tiene tantissimo a che le ricostruzioni siano vere quindi fornisce agli attori documenti degli atti giudiziari, dei carabinieri e a me ha fornito anche le interviste dei figli. Proprio grazie a tutti questi elementi ho potuto ricostruire il personaggio di Elvira e abbiamo girato in modo molto realistico. Inoltre conoscevo il collega che interpretava il ruolo del marito e gli ho chiesto di recitare in modo crudo la realtà, tant’è vero che qualche livido sulle braccia, me lo sono guadagnato ma è stata mia scelta perché nel mio cinema cerco sempre di essere il più vera possibile, se ci sono schiaffi li voglio prendere, se ci sono lacrime voglio versarle.
Ci siamo conosciuti alla presentazione del film di Paolo Cevoli “Soldato semplice”, come è stata l’esperienza con Paolo?
Appena l’ho incontrato gli ho detto “ti ringrazio perché per me è come tornare a casa!” Paolo è romagnolo, con lui la preparazione è stata semplice, voleva l’accento romagnolo più che emiliano, ma per me non ci sono state difficoltà in quanto sono abituata ad imitare i dialetti. La particolarità del film è che ci sono solo due ruoli femminili, la madre e l‘amante, tutti gli altri protagonisti sono uomini. Paolo è molto generoso, dopo aver visto il provino, sapendo che io so anche cantare, ha aggiunto una canzone popolare romagnola apposta per me. È stato davvero molto divertente lavorare con Cevoli che sul lavoro è sempre molto serio e concentrato, lui è una persona molto bella e anche la sua famiglia lo è.
Progetti futuri della tua carriera?
Più che al teatro di prosa ora mi dedico al musical così unisco la passione del canto alle qualità recitative. Attualmente stiamo allestendo un musical dal titolo "E' sempre colpa dei grandi" che andrà in scena verso la fine di novembre al teatro Olimpico di Roma anche se devo dire che gli sforzi maggiori degli ultimi anni sono andati al cinema e alla fiction.
Quanto è importante per te il canto?
Ho iniziato da piccina nella parrocchia di Torre Maina, un piccolo paese qui vicino dove ho avuto le prime apparizioni pubbliche grazie al coro della chiesa. Poi da grandicella con diverse formazioni musicali ho proseguito cantando nei piano bar e partecipando ad eventi come il Maranello Rock. Nasco quindi come cantante, ma non contenta ho voluto studiare nelle scuole di teatro, cinema e musical frequentando tra l’altro quella che è la prima scuola di musical in Italia, la BSMT - The Bernstein School of Musical Theater a Bologna.
Grazie alla tua formazione potresti recitare anche in lingua?
Certo, è un’esperienza che ho già fatto, anche se è difficile perché gli stranieri che vengono in Italia cercano principalmente madrelingua, ma se trovano gente capace di recitare e padroneggiare la lingua ci possono essere possibilità.
Io ho fatto una serie dal titolo “Roma” di produzione estera girata tutta a Cinecittà. Ho fatto altri due film che devono ancora uscire: “The young Messiah” che parla della prima parte della vita di Gesù Cristo, girato in parte in America e in parte in Italia tra Cinecittà e Matera e uscirà nelle sale americane più o meno verso Pasqua.
Il secondo film girato in lingua è “All roads lead to Rome” girato assieme a Sarah Jessica Parker la cui produzione è italiana, spagnola e americana e dovrebbe uscire a febbraio.
C’è qualche collega che ti è rimasto nel cuore?
Un’attrice molto brava con la quale ho instaurato anche un bel rapporto d’amicizia è Anita Caprioli, mentre tra gli uomini pur non avendo mai lavorato assieme mi piace molto Elio Germano. Ho lavorato con piacere con Luca Zingaretti nella pellicola “Tempo instabile con probabili schiarite”.
Paola Lavini responsabile dell'atelier di canto presso il Festival Internazionale di Casablanca in Marocco, raccontaci...
In Marocco vado dal 1998. La mia esperienza nasce grazie all’Accademia di Palmi in Calabria dove ho studiato, all’epoca era finanziata dalla CEE, questo permetteva alle classi di realizzare scambi con il mondo intero. Io ero l’unica che sapeva inglese, francese, tedesco e spagnolo. Sono stata inviata per tradurre, come aspetto fisico assomiglio molto a loro, a me piaceva molto stare lì e il direttore artistico del festival mi ha chiamato per diversi anni a presentare, poi ho iniziato a fare stage e preparare gli spettacoli. Qualche anno fa mi hanno passata in giuria, lì sono stata a contatto con attrici e giornaliste di tante nazionalità e questo mi ha permesso di conoscere registi locali, da qui l’opportunità di girare il film “La luna rossa” nel 2012. Dopodiché sono rientrata in Italia, ma con il Marocco c’è un progetto che continua e confesso che vorrei viverci qualche anno perché mi trovo molto bene. Una volta a Roma ho cercato marocchini per collaborazioni e ho cantato assieme a Nour Eddine Fatty, cantante berbero con il quale abbiamo fatto esperienze all’ambasciata, in Campidoglio e all’Auditorum di Roma dove ho prestato la mia voce sia come cantante che come attrice.
Grande è la tua voglia di sperimentare sempre cose nuove, da dove viene questa vitalità?
Sicuramente da queste terre perché qui non si ferma mai nessuno. Quando mi dicono “ma sei fortunata perché sei emiliana” io rispondo sempre che questa è una terra che lavora molto e che non si arrende mai, esempio è che di fronte al terremoto ci si è rimboccati le maniche con grande spirito di solidarietà e sacrificio. Questo modo di fare mi è stato trasmesso dai genitori poi corrisponde al mio modo di vedere la vita sempre entusiasta di tutto, quindi stare ferma mi risulta impensabile. Per quanto riguarda il mio lavoro un po’ mi rimproverano perché faccio troppe cose, canto, recito, cinema, teatro, tv ecc. Qua in Italia non esiste ancora una cultura multitasking, ma non mi preoccupa perché se i giornali scrivono che gli americani sono tanto bravi a fare tutto io voglio dimostrare che anche in Italia ci sono persone capaci di eguagliare il nuovo mondo.
Data la tua versatilità preferisci fare l’attrice drammatica o comica?
Secondo me un attore è un attore e in quanto tale dovrebbe saper fare tutto. Certo qualche cosa riesce meglio e qualche cosa riesce peggio. Ho un volto particolare e spesso mi sono stati assegnati ruoli drammatici come in “Amore criminale” o “Anime nere” a cui prendo parte molto volentieri però devo dire che ogni tanto, dato che so giocare con i dialetti, alleggerire non mi dispiacerebbe affatto perché penso di avere una parte di comicità innata. Non ho una preferenza di ruoli, in realtà cerco sempre di dare il massimo in tutte le occasioni.
Cosa ti hanno lasciato teatro e cinema dentro al cuore?
Sarò banale ma l’arte può davvero salvare il mondo, l’arte in senso ampio, i monumenti, l’estetica, la cultura ecc…per me fare questo tipo di mestiere è stato quasi terapeutico, ero molto più chiusa, timida. Il teatro e il cinema mi hanno dato la consapevolezza dei miei limiti per poterli smussare aprendomi caratterialmente. Mi piace pensare che il mio lavoro possa servire anche nel sociale come nel caso di “Amore criminale”. Un personaggio ben interpretato regala emozioni sia a teatro che al cinema e per me è già un bel punto di arrivo.
Hai mai fatto doppiaggio di cartoni animati?
Non ho mai fatto doppiaggi di cartoni, ma mi piacerebbe moltissimo perché secondo me sarei capace di tirare fuori tutta la parte infantile che c’è in me. Oltre al doppiaggio mi piacerebbe tantissimo poter cantare in un cartoon.
Ricordi i tuoi maestri, quale è stato il più grande?
Secondo me ogni persona che incontri è un maestro, Marco Tullio Giordana, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Alice Rohrwacher, Matilde D’Errico… l’elenco sarebbe ancora più lungo. Dico solo una cosa, tutti possono essere maestri, ma la caratteristica più importante è saper ascoltare. In molti set si lavora velocemente e il saper improvvisare per mantenere i ritmi lavorativi è una scuola. Anche i colleghi stessi possono essere maestri, ne cito due su tutti, Monica Guerritore con la quale ho girato “Non uccidere” e Ivana Monti con la quale abbiamo girato in dialetto a Reggio Emilia “La rugiada di San Giovanni” che dovrebbe uscire presto.
E qui si chiude, davanti a un bel cappuccino fumante la piacevolissima chiacchierata con Paola Lavini, artista poliedrica del panorama televisivo italiano.