AscoltanDoSi è una rubrica che unisce, fa rete, mette a confronto musica, storie, voci e suoni. Confronti freschi, colorati e accesi, mai scontati e banali. Il quinto appuntamento vede protagonisti i Bardamu, un progetto di musica d'autore fondato e composto da Alfonso Tramontana e Ginaski Wop e la cantautrice e flautista Valeria Crescenzi.
Due storie in musica a confronto che nonostante le iniziali apparenti differenze trovano il denominatore comune nel peso delle parole fra tempi lunghi. Parole sempre ricercate che utilizzano per scandire il tempo e lo spazio. Di notte in notte, fino a un mattino pieno di Verità. Da Natale, che non è sempre a dicembre, a quei giorni che affronti con le unghie.
Alfonso Tramontana e Ginaski Wop hanno vissuto per circa 10 anni all’estero e hanno collaborato con molti artisti fra i quali: Giorgio Conte, Alessandro Haber, Baba Sissoko, Changuito, Horacio “El Negro”, Hernandez, Bobby Carcassès.
Le notti bianche presentato a luglio, è il loro secondo disco ufficiale e proprio stasera il Premio Botteghe d'Autore li vede finalisti.
Valeria Crescenzi canta da sempre e scrive da un paio d’anni, grazie alla preziosa collaborazione con Antonello Armieri (che ringrazio personalmente per avermi fatto conoscere Valeria e per la sua Voce che arricchisce spesso i miei articoli, ispirandomi e sostenendomi in sottofondo). Ha partecipato e vinto numerosi premi nazionali, tra cui ben due premi come migliore interprete al Festival nazionale della canzone d'autore “Musica Controcorrente” e migliore interpretazione al "Premio Bianca D'Aponte" nel 2012. Attualmente sta lavorando alla realizzazione del suo primo album, collabora con il chitarrista Francesco Valente, studia musicoterapia e ha frequentato l’Officina Pasolini di Roma, Accademia di alta formazione per artisti diretta da Tosca.
Si sono ascoltati. E vicendevolmente donati. Perchè la musica non è mai per solisti e basta. Come minimo servono fiati e corde. Respiri e chitarre. Do, re, mi, fa, sol, la e si... ricomincia!
Le cinque domande dei Bardamu a Valeria Crescenzi.
Partiamo dal tuo più recente singolo: Il contrario, di cui abbiamo visto anche il video. Quanto è rischioso palesare quel che davvero alberga nella nostra più intima parte dell’animo? E, un “opposto” può rivelare la vera chiarezza che di noi non riusciremmo a vedere altrimenti?
Penso non sia rischioso palesare la nostra intimità. Basta scegliere con chi essere davvero e come. Ci sono molte persone che non si conoscono a fondo o che fanno addirittura finta di non conoscersi, secondo me, è un vero peccato! Io…«amo il mio contrario» nel senso che penso di aver trovato un mio equilibrio, del tutto personale ed autentico nel mio modo di essere. Ci sono molti aspetti contrastanti che mi caratterizzano, anche musicalmente, il graffio e la dolcezza, la semplicità e la carnalità, il bianco e il nero. Questa penso di essere, ad oggi. Ho fatto pace con tutti i miei aspetti, mi accetto per quella che sono e mi piacciono anche i miei contrari, che mi rendono completa.
Officina Pasolini, versione de Il contrario unplugged… sei parsa molto a tuo agio in quella atmosfera fatta di essenziale, come se risultasse ancor più nuda l’emotività del brano; qual è la condizione che prediligi? Qual è il tuo set ideale sul palco?
Bel colpo questa domanda. In effetti sto lavorando molto a questa cosa, ovvero a come completare il mio progetto e presentarlo sul palco. Ho le idee molto chiare a riguardo, penso al live in modo minimale, essenziale, nudo e viscerale e grazie all’aiuto di Francesco Valente, che avete visto nel video, sto mettendo a punto i dettagli. Ci completiamo molto e pur essendo in due, abbiamo intenzione di fare tanto... Arriveranno presto novità!
Unghie, è un brano molto intenso. Ci abbiamo visto una forte carnalità; pare quindi ci sia ancora spazio per la passione nell’epoca digitalizzata… (lo so, non è una domanda… è più che altro una considerazione!).
Colgo l’occasione per dire che se non avessi al mio fianco Antonello Armieri, tutte le mie canzoni non esisterebbero. Ho la fortuna di avere una piccola grande squadra di lavoro, dove ognuno ha il suo peso, il suo ruolo e la sua importanza indiscussa. Unghie è nata proprio grazie alla spinta emotiva delle mie parole e alla cura melodica e armonica di Antonello. E’ un brano appassionato, che ci rappresenta, da cui sono partita, per scrivere molto altro. Sto lavorando tanto ultimamente, è un periodo di forte cambiamento per me, vorrei essere ancora più "spinta", nel linguaggio, nelle parole e nelle scelte. La passione mi guida e penso di essere nella giusta direzione. Vi ringrazio per la considerazione.
Hai una ricca attività audiovisiva. È interessante il tuo desiderio di offrire una netta iconografia alle cose scrivi; Il contrario è stato diretto da Simona Banchi, ma tu intervieni nella realizzazione dello script o in altri aspetti della produzione dei tuoi video?
Simona Banchi è la direttrice della sezione multimediale di “Officina Pasolini” e come lavoro finale del loro primo anno accademico, hanno scelto me per realizzare il videoclip che avete visto. Per me è stata una sorpresa, una cosa non prevista, ma soprattutto è stata una meravigliosa esperienza di squadra e di gruppo. Non ho scelto io personalmente tutti i dettagli e i particolari del video, ma mi sento molto rappresentata da questo lavoro. E’ stata la possibilità di rendere in immagini il significato delle mie parole. Questo videoclip rappresenta l’incontro e l’unione di tutte le mie parti. Inizialmente l’esperienza è nata come lavoro “scolastico”, ho lavorato a contatto diretto con i ragazzi della sezione multimediale e per fortuna poi, si sono creati veri e propri legami, che hanno reso questo video magico e di tutti. Questo video per me sarà sempre l’unico. Lo considero un punto di partenza.
Abbiamo lavorato veramente insieme, (avete visto quanti crediti e ringraziamenti?!?) eravamo tantissimi, nel pensare e nel fare, c’era grande energia. “Officina Pasolini” è stata una tappa autentica e fondamentale del mio percorso artistico. L’intera Accademia è diretta da Tosca, in modo unico ed intenso e io ho fatto parte, per sei mesi, della sezione canzone. Ho avuto il prestigio di studiare per intere giornate in teatro, sono stata affiancata da professionisti e persone “altissime" umanamente ed artisticamente, ho messo a fuoco il mio lavoro. Non ha prezzo quello che ho vissuto.
In Natale, scrivi: «Arriverà il natale / ma preferirei dormire / per non sorridere scartando quei regali che non sono te / arriverà la neve ma eviterei di uscire / per non subire le mie orme solitarie e patetiche…». Meglio a volte trovarsi in un qualsivoglia altrove piuttosto che subire l’incompatibilità e l’incomunicabilità col prossimo?
Natale per me è una canzone malinconica e reale. Sempre con Antonello Armieri, abbiamo scelto di musicare in modo “leggero” un testo in realtà molto “pesante”. E’ una riflessione a voce alta. Racconta una mancanza, racconta un desiderio che non può avverarsi e che si conclude con una frase importante: «Arriverà il natale, che sembrerà natale, solo se mi farò bastare il pensiero che mi pensi anche tu». Una specie di incontro "da lontano". Mi è capitato di voler stare altrove o di non poter fare altro che immaginare, in situazioni costrette, come il Natale, per cui ho scritto questa canzone. In ogni caso, spesso mi sento un pesce fuor d’acqua, rapportandomi con gli altri o sentendo discorsi impossibili, ma ho imparato a riderci su e a prendere in giro, in modo buono, il prossimo. "Il mondo è bello perchè è vario”, per me è veramente così... sta a noi andare oltre, vedere oltre... e per fortuna, a volte, sorprendersi, in nuovi incontri.
Le cinque domande di Valeria ai Bardamu.
Trovo molto interessante il duo. Sono dell’idea che la condivisione e l’unione delle forze sia fondamentale per la riuscita di un progetto.
Tra voi, come funziona? Come si svolge la fase creativa? Come lavorate insieme?
Alfonso: Il processo creativo avviene in maniera molto naturale. Non abbiamo dei ruoli definiti specialmente per quanto riguarda l'aspetto del testo e della musica, dove spesso i ruoli si interscambiano, a seconda del brano. Gli arrangiamenti sono pure frutto di un lavoro realizzato quasi sempre in contemporanea a quattro mani anche se in generale io mi interesso di più degli aspetti armonici e Ginaski di quelli ritmici, ma è molto difficile fare una netta distinzione.
Come mai avete scelto “Periscope" per presentare il vostro disco?
Ginaski: Periscope è un mezzo immediato, e consente una qualità di stream ottima. Ci è parsa una buona alternativa per presentare il nuovo album, sperimentare un nuovo mezzo di comunicazione. Siamo affascinati dai nuovi media, purché, ovvio, non si scada nell’abuso. Alfonso: Periscope e in generale il web sono degli spazi liberi che consentono di bypassare le criticità classiche del live. Noi veniamo dai live, dalle cantine dai locali underground e anche da realtà più "istituzionali" come i Festival, ma oggi sempre più spesso si assiste a contesti in cui all'artista che si esibisce non viene data la giusta dignità oppure ci si imbatte nel fenomeno della saturazione degli spazi dedicati alla musica live.
Ho letto dei vostri dieci anni all’estero. Quali i pro e i contro dell’Italia dal punto di vista musicale?
Alfonso: I pro e i contro dell'Italia dal punto di vista musicale a mio avviso sono gli stessi che si possono individuare dal punto di vista sociale e politico. Penso che vi siano molte persone serie e anche spazi in cui possono trovare cittadinanza realtà interessanti. Forse però il tutto è sulle spalle di pochi uomini di buona volontà manca a mio sommesso avviso una strategia più ampia . Ginaski: Personalmente, ritengo che i pro siano rappresentati nella fase creativa; intendo dire che l’Italia riesce a volte a suscitare un tale livello di frustrazione e isolamento - e l’isolamento spesso porta alla riflessione o alla rimembranza - che diventa facile trarre una ispirazione e trasporla in arte. I contro: il livello di frustrazione ed isolamento! Ed il fatto che il musicista, in Italia, non sia riconosciuto per nulla come un lavoratore; mettici, inoltre, che i locali di musica dal vivo pagano una miseria, quando pagano, e che la maggior parte della gente, a discapito quindi degli autori emergenti, è sempre più abituata alle cover band, e spesso finisce tutto in caciara… si è smarrita, negli ultimi 15 anni, “l’educazione” all’ascolto.
Ho ascoltato l'album Le notti bianche e sono rimasta molto colpita dal brano Punto di corda. Cosa ha ispirato questa canzone? E quale traccia dell’album vi rappresenta di più?
Ginaski: Punto di corda, come la maggior parte dei brani dell’album, è un pezzo che viene da lontano… temporalmente parlando. Appartiene ad un periodo molto turbolento, frenetico, dove l’autostrada rappresentava, a quell’ora di notte, la via di fuga più immediata. Il punto di corda, inoltre è tecnicamente, in automobilismo e motociclismo, un modo particolare di affrontare le curve; perché è dal modo in cui le affrontiamo che si capisce che tipo di driver siamo.
Progetti per il futuro? Mentre già vi faccio il mio in bocca al lupo per la finale del premio “Botteghe d’autore”!
Ginaski: Risponderei come Rocky Balboa alla fine del primo incontro con Apollo Creed: “Non mi frega niente a me del futuro!”; in realtà, posso programmare solo il desiderio di continuare a fare arte con passione sincera, e di promettere con assoluta certezza che mai ordinerò al bancone di un bar un “sex on the beach" o un “4 bianchi”! Mai!
Crepi il lupo per Botteghe d’autore e grazie per le tue domande.