Le corde di cui vi parliamo oggi sono quelle della chitarra e dell’arpa pizzicate da due giovani talentuosi musicisti emergenti: Cecilia e Federico Cimini.
Un incontro fuori dal comune perché entrambi sono “promesse” del cantautorato degli anni zero che interpretano con personale carisma, la loro idea di musica e di scrittura autorale.
Sognante e rigorosa la musica di Cecilia che è capace di mixare generi e stili diversi rendendo la sua arpa una moderno e attualissimo strumento rock e non solo! Il suo primo album Guest ha macinato chilometri in Italia e all’estero con grande entusiasmo di pubblico e critica.
Ironico e divertente lo stile di Federico Cimini che incarna perfettamente il mood e la tonalità dei nuovi cantautori italiani che guardano il mondo e la società in cui viviamo, in modo irriverente e non convenzionale, grazie anche ad un riuscitissimo album, Pereira, capace di conquistare al primo ascolto.
Non tiriamo la..corda! Ascoltiamo cosa hanno da dirsi Federico Cimini e Cecilia.
Federico Cimini intervista Cecilia...
Io, così come molti come me che da piccoli si sono appassionati alla musica, ho subito il fascino di strumenti "semplici" come la chitarra, il pianoforte, a limite qualche strumento a fiato (al sud le bande di paese funzionavano molto). Tu come sei arrivata all’arpa?
L’ho vista in televisione a cinque anni e l’ho chiesta insistentemente fino ai nove anni! I miei genitori non sono musicisti, non sapevano dove trovarla ma hanno poi scoperto che vicino a Cuneo c’è una delle fabbriche di arpe più importanti del mondo. Hanno chiamato e ho cominciato a prendere lezioni.
Guest, il tuo album di debutto, ha questo nome perché le canzoni sono nate da situazioni in cui sei stata ospitata o hai ospitato. Dove sei stata?
Ho girato abbastanza devo dire, a 21 anni mi sono trasferita a Los Angeles, poi ho lavorato su una nave da crociera... un’ansia! Diciamo che cerco di muovermi il più possibile e mi piace ricordare che il mondo è grande e pieno di gente.
Chi tra questi ospitanti/ospitati ha inciso in modo maggiore o ti ha lasciato un segno particolare?
Direi che la signora danese che mi ha invitata a trascorrere il Natale con la sua famiglia a Pasadena vince su tutti specialmente perché non mi aveva mai vista prima! Avevo solo conosciuto in aereo sua nipote.
Come viene accolta una ragazza con un'arpa durante un live? Qual è il feedback istintivo che ti arriva?
Per ora ho avuto feedback molto positivi. Quando il pubblico vede l’arpa è naturalmente incuriosito, ma spesso si aspetta un tipo di musica molto diverso da quello che propongo io, quindi è bello vedere le reazioni di sorpresa quando si accorgono che non faccio musica irlandese.
Che musica ascolti? Senza risposte impegnate. Cosa ti viene voglia di ascoltare la domenica mattina mentre fai colazione o mentre fai le pulizie o ancora mentre fai un viaggio spensierato in macchina?
La domenica mattina ascolto country a tutto volume, i Queen per trovare la voglia di fare le pulizie e in viaggio, in questo periodo, ho ripreso a farmi tenere compagnia dagli Who. Ho gusti un po’ old-fashioned, ma in generale ascoltare tanta musica diversa, rimane una delle mie cose preferite da fare.
Cecilia intervista Federico Cimini...
Se fossi costretto a suonare per un anno solo e unicamente la stessa canzone, quale sarebbe?
Partiamo con una domanda difficile. Mi sento legato a tutte le mie canzoni, le considero delle figlie nate da particolari emozioni e momenti. Forse sceglierei di provocare rifugiandomi un po' nell'amore. Probabilmente sceglierei di cantare Ti amo terrone. Ma dopo un anno la eliminerei persino dalla mente.
Qual è stata la reazione che più ti è rimasta impressa rispetto alla tua canzone Ti amo terrone?
E' stata la reazione diversa che questo brano è riuscito a suscitare nei vari contesti e in particolare nelle varie zone italiane in cui mi è capitato e mi capita di interpretarla. Al nord viene presa sempre bene, riesce a tirare fuori sentimenti di sorpresa o nostalgia, affetto e comprensione. Al sud viene preso l'aspetto impegnato e sociale della canzone, oltre che quello puramente emotivo. E' anche vero, però, che al sud non sono mancati commenti negativi, a causa dei luoghi comuni di cui canto.
A chi hai fatto sentire per primo la prima canzone che hai scritto?
Se non ricordo male al mio amico Fabio. Ero adolescente e avevo scritto il mio primo brano per necessità: come ogni ragazzino non mi sentivo capito dai miei genitori e non vedevo corrisposto l'amore per la ragazza cui andavo dietro.
Si trattava di un brano eccessivamente brutto e un po' borioso (che oggi non scriverei mai), ma è stato molto utile: da allora non ho più smesso.
A chi l’ultima?
L'ultima a "Giorgino" (all'anagrafe Minervino), mio amico e chitarrista. Ho una buona confidenza con lui ed è sempre uno dei primi ad ascoltare le idee che mi escono fuori. Più in generale però le faccio ascoltare ad un po' di amici molto stretti o alla mia compagna. Il passo successivo è il team di MkRecords ovviamente!
Quale superpotere vorresti avere?
Ma in realtà non vorrei averne nemmeno uno, perché non sono mai stato un amante delle scorciatoie. Certo, però se dovesse capitare una qualsiasi occasione di acquisirne uno, mi sa che ne approfitterei senza fiatare.