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Fra il Do di Chiara Vidonis e il Si di Orelle

L'ottavo appuntamento vede un confronto fra donne che osano in musica

di Alessia Vanìa - 18 gennaio 2016
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Se questo articolo fosse uno spot pubblicitario, la voce altisonante dello speaker reciterebbe così: “Stanchi della solita musica”? E su via a decantare le novità di questo o quel prodotto, analizzandone le differenze.
Ora, la noia musicale non abita qui e i nostri incontri tra il Do e il Si, questa volta più che mai, raccontano una storia e un percorso. Stiamo parlando di due cantautrici: Orelle (Elisabetta Pasquale) e Chiara Vidonis.
Entrambe attive nella scena musicale da qualche anno, hanno ottenendo nel tempo numerosi riconoscimenti e premi. Chiara Vidonis in ultimo nel 2014, ha vinto il Premio Pigro, dedicato alla memoria di Ivan Graziani con il brano Comprendi l’odio e Orelle il Primo premio del Cagnano Living Festival 2012 e ha collaborato con Erica Mou, Mimmo Epifani, il regista Cosimo Damiano Damato e Raffaele Nigro.
Esordiscono con i loro primi lavori dalla forte identità, contemporanea, cangiante e mai scontata.

Chiara Vidonis con Tutto il resto non so dove scrive, canta, suona e produce undici brani che si muovono agevolmente tra il rock in tutte le sue declinazioni, sfiorando il punk ma senza dimenticare un’intensa attitudine pop. La produzione del disco è curata direttamente da lei: «Questo disco è il riassunto di tutti i mondi musicali che mi porto dentro. E' per questo che l'ho voluto curare molto nella produzione oltre che nella scrittura in sé».

Orelle con il suo Ep Primulae Radix, presenta sei inediti in italiano e inglese con atmosfere tendenti all’acoustic rock/jazz in un pop sperimentale dai contorni delicati e porta a concretezza un percorso che fino ad ora aveva trovato spazio solo in un contesto live. È una polistrumentista che si destreggia tra chitarra, basso e contrabbasso: «Affonda nella terra la prima vera radice in un mondo musicale già pieno».

Se esiste una nuova leva cantautorale degli anni zero, quella al femminile dovrebbe avere sicuramente più spazio e più menzioni.

Iniziamo da noi, ascoltando l’intervista doppia di Orelle e Chiara Vidonis.


Orelle intervista Chiara Vidonis

Noto che Roma è molto presente nella tua musica: quanto e come la città eterna e il suo ambiente musicale/sociale/politico ha influenzato la tua scrittura?
Vivo a Roma da diversi anni, ma sono triestina. Roma e Trieste sono così diverse... ma entrambe molto importanti per me e la mia musica. Tutto quello che mi circonda, ha un effetto su di me e spesso entra nelle mie canzoni senza che io me ne accorga subito. Scrivo in modo istintivo, scrivere mi aiuta a capire meglio quello che mi succede, quello che vivo, nel bene e nel male... così è stato anche per Roma, molto presente in modo esplicito nel brano Quando Odiavo Roma che però parla più di una persona che di Roma... poi ognuno ci trova quello che vuole trovarci.

Ho apprezzato molto i suoni dell´album, molto rock, aspri e a tratti internazionali. Che cosa ascolti di solito (anche senza impegno)? Cosa ti emoziona e ti porta poi a buttare giù la bozza per un nuovo pezzo?
Mi piace variare molto nei miei ascolti, sono molto legata ai cantautori classici, ma anche alle sonorità acide del rock quindi amo molto le situazioni musicali in cui queste due cose possono convivere. Il mio preferito tra gli italiani è Edda da qualche anno, lo adoro in tutto.
La nascita di un nuovo pezzo è spesso un mistero! Spesso prendo la chitarra, suono, improvviso e prendo in mano quello che scrivo di continuo, anche cose senza una logica per forza... e poi scatta qualcosa per cui il senso compare e inizia la scrittura della canzone.

Si percepisce un certo tipo d’intimità nei tuoi testi. Come vivi la condizione per la quale, facendo questo mestiere , è quasi obbligatorio dover "scoprire" in ogni canzone una nuova parte di te e del tuo io più personale?
A me piace molto il lavoro che la musica ti obbliga a fare su te stesso, mi piace mettermi a nudo, dire cose di me che non oserei confessare parlandone.

L´ambiente musicale italiano è tosto per moltissime ragioni e si sa. Che cosa pensi della nuova leva cantautorale maschile e femminile di questi ultimi 5/10 anni? E come immagini la musica italiana da qui a dieci anni?
Vedo molto fermento, forse c’è sempre stato ma adesso, negli ultimi anni, grazie al web è facilissimo trovare musica, scoprire cose nuove, di ogni genere. Penso che ci siano molte cose interessanti nel panorama cantautorale, mi piace in generale chi osa, chi decide di fare musica, come dire, più rischiosa. Chi crea un suo codice, un suo modo... per questo amo Edda.

Hai indubbiamente un forte carisma in musica e, mi pare di aver percepito, anche nella vita. Mai pensato alla TV o al teatro?
Uh…no! Non ho una grande affinità con il mondo della recitazione diciamo. Non ci ho mai pensato quindi a essere sincera ogni tanto mi chiedo quale strada alternativa avrei potuto prendere a parte la musica per esprimermi e non trovo risposta.


Chiara Vidonis intervista Orelle

Già solo a guardarti si nota una certa cura nel modo in cui ti presenti, in quello che è il tuo stile, il tuo mondo. Al di là della musica, quanto pensi sia importante per un artista apparire nel modo giusto, cercare di dare un’immagine che parli anche prima della propria musica?
Innanzitutto complimenti per le belle domande! Molto azzeccate! In realtà non ho pensato molto all’aspetto, non fraintendermi: sono attenta a determinate cose, immagine, social, ma con parsimonia perché onestamente alla lunga mi snerva e soprattutto mi deprime.
È una corsa infinita verso l´attenzione del pubblico verso qualcosa che in realtà con la musica centra ben poco. Ho cercato di trasmettere il più possibile quello che sono soprattutto tutti i giorni e sul palco, e da un lato paradossalmente non è funzionale, perché dovrei essere forse più “accattivante” perché così vuole il mercato, ma non penso cambierò approccio. Oggi come oggi, ahimè, l´immagine è la caratteristica principale da cui si parte per “costruire” un artista, che poi artista non è nel 90% dei casi e quindi risulta guscio vuoto. Devi essere bravo se non eccellente nel vendere la tua immagine sempre e con costanza, inventando sempre nuovi modi per attirare la gente, come se la musica ormai non bastasse e soprattutto non importasse più a nessuno. Ma vai a vedere se è proprio così.

Vedo che sei una polistrumentista e credo sia un grande punto di forza. Quando componi, scegli uno strumento in particolare che prediligi? Io sono abituata a comporre con la chitarra quindi mi interessa molto il tuo punto di vista. In particolare mi incuriosisce il contrabbasso, come ti ci sei avvicinata?
Anch´io compongo con la chitarra e ora è indubbiamente lo strumento a cui mi rivolgo più spesso per riuscire ad esprimere un concetto che sia musicale o lirico. Il contrabbasso è arrivato nella mia vita, dopo che mi è volato attorno per anni, come frutto di nuovi ascolti, ma soprattutto come la ricerca di un suono più coerente con me e il mio modo di esprimermi. Mi piace cambiare, anche vestiario e sento spesso la necessità di creare dei concetti in maniera anche diversa. Suonando il basso elettrico sentivo il bisogno di avvicinarmi a un suono più mio senza allontanarmi dall´approccio bassistico sul palco il quale mi fa sentire più a mio agio rispetto alla chitarra. Per me è uno strumento ancora da scoprire quindi mi ci ritrovo sì a scrivere, ma sempre riprendendo qualcosa iniziato con la chitarra e quindi arrangiandolo, se non in piccole eccezioni.

Come ti poni nei confronti della musica che più si sente nelle radio in questo periodo? C’è qualcosa che ritieni valido o preferisci gli ambienti indipendenti?
In realtà non mi ci pongo per niente e so che questa è una mia pecca. Molto spesso mi ritrovo a scoprire pezzi dopo mesi dalla loro uscita senza conoscerne l´origine ma conoscendo sicuramente la melodia perché ormai mettono la radio a palla anche nei bagni pubblici! Penso che non sia tutto da buttare, almeno secondo i miei gusti, e penso che ci siano state nel 2015 alcune uscite vincenti nella sfera internazionale come ad esempio Hozier, James Bay o la stessa Sia. Rimanendo nel mainstream credo abbiamo fatto centro con arrangiamenti non comuni. Per la musica italiana mainstream non mi esprimo. Negli ambienti indipendenti nascondono perle davvero splendenti e anche numerose.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali femminili in Italia?
Potrei dire di non avere punti di riferimento femminili in Italia, ma ci sono artiste che stimo moltissimo tra cui la Donà, Consoli, Paola Turci. Ma ci sono un sacco di artiste emergenti che hanno davvero molto da dire e lo dicono bene.

Io ho l’impressione che per motivi misteriosi le donne in Italia facciano molta fatica a uscire musicalmente, soprattutto nell’ambiente cosiddetto indie, nel caso anche tu sia della stessa opinione, ti sei data una spiegazione?
Si, c'è un meccanismo strano che porta le cantautrici a non uscire e questo è indubbio. È un mistero che non trova soluzione, ma credo che una delle motivazioni sia ricercare nel fatto che nel mondo della musica talent, invece, di donne ce ne sono quante ne vuoi e quindi forse inconsciamente anche l´ascoltatore un po’più colto, bombardato dalla mattina alla sera, abbia un attimo di pregiudizio perché ovviamente ha le orecchie piene zeppe di quel tipo di musica “al femminile”. O forse semplicemente non abbiamo ancora trovato la chiave giusta.

 


Chiara Vidonis - "Quando Odiavo Roma"
1
Orelle - "Caos"
2
L'autore

Alessia Vanìa

Passione musica ed altri malanni. Sempre alla ricerca di nuove sonorità e nuove voci si dedica con particolare attenzione alla musica emergente e al cantautorato italiano. Scrivere è la sua passione e il suo mondo ideale è una stanza colorata piena di libri e parole sui muri con colonna sonora in sottofondo a fare da compagnia. Se poi unite il suo studio per il mondo social e le nuove tecnologie, la troverete aggrappata ad un grafico sonoro decantando versi in 4/4.
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