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AscoltanDoSi.
Fra il Do di Dajana e il Si di Ernesto De Luca

Il decimo appuntamento vede un confronto tra vincitori di Area Sanremo che meriterebbero l'Ariston

di Nadia Macrì - 29 febbraio 2016
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Il Festival di Sanremo che si è concluso da poco ci ha portato ad esplorare anche diversi concorsi ed eventi collegati alla kermesse come Area Sanremo che ogni anno porta sul palco dell'Ariston due Nuove Proposte. Gli artisti che abbiamo abbinato in questa nuovo appuntamento con #AscoltanDoSi hanno entrambi vinto Area Sanremo in edizioni diversi, e potrebbe anche essere l'unica cose che li accomuna, d'altronde la musica unisce fra il Do e il Si un mondo di suoni, generi e vocalità opposte fra loro, ma è tutta musica, capace di suoni e di ascolti.

Loro sono Dajana ed Ernesto De Luca. Lei pugliese, lui calabrese, ma londinese di adozione. Sono cantautori, sono artisti che cantano senza urlare e nei loro brani non seguono le rime, ma le storie.

Lei, che ha duettato in un brano anche con l'immenso Lucio Dalla, ha un elegante timbro vocale. E' grazia il suo talento, è di classe la sua interpretazione.

Lui è un cantautore che ama fermarsi per ripartire ad una velocità diversa. Ha una voce calda che gli permette di spaziare dal rock al jazz, passando per il funky.

Forse potremmo ritrovarli insieme fra le note di una bossanova. Fra il Do e il Si. Sarebbe una canzone di amore che però fa rima con sentimento, con anime belle, con passione.


Dajana intervista Ernesto De Luca


Si parla sempre più spesso di crisi del settore discografico. Secondo te esiste un colpevole o pensi sia una crisi causata dal crollo delle vendite dei dischi? E poi Internet e tutti i suoi socia quanto pensi ti siano d’aiuto per il tuo lavoro?
Io penso che la crisi non esista. Non solo nella musica, ma anche in tutti gli altri settori. La crisi è del singolo, non della massa. Siamo noi e non quello che ci circonda a decretare la nostra vita. I tempi sono in continuo mutamento, sulla base del “nulla si distrugge, tutto si trasforma”, penso che dobbiamo adeguarci alle nuove forme di comunicazione, il sistema casa discografica-disco-successo è obsoleto, un po’ come la televisione credo. Ora c’è la rete e sta a noi intuire la giusta via per dire le cose e farsi conoscere. E’ paradossale come tutto questo vada così veloce, ma ai nostri occhi appaia così lento da scivolarci addosso e passare inosservato. Ecco perché poi la crisi, non solo lavorativa ma anche dei valori.

Come nasce Ernesto artista?
Sin da piccolo ho avuto sempre il chiodo fisso della musica. Ho avuto la fortuna di crescere in mezzo a musicisti (essendolo anche mio padre), tra strumenti musicali e l’odore di moquette delle sale prove. Fare musica per me è una necessità. Anche scrivere lo è. Non mi viene facile, ma lo faccio e di continuo. La mia è un po’ la classica storia del ragazzo che viene da una piccola realtà, da un quartiere difficile con tutti i disagi che ne conseguono, sognando di fare musica, acquisendo una fame di gente che tutt’ora sento. Beh, fin qui non vedo nessun artista. Ernesto artista nasce quando decide di andare via dall’Italia, quando cerca lavoro in terre straniere senza conoscere la lingua, quando si adatta, quando inventa un mestiere non suo, quando non ha suonato, quando è stato paziente, quando ha ottenuto quei piccoli successi di vita normale che ti rendono artista, genio.

È appena iniziato un nuovo anno, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Progetti futuri? E’ una baraonda dell’immaginario. Non ho progetti, ne ho solo uno: vivere con la mia musica, dignitosamente, non dovendomi accontentare di una vita a caso che non ho scelto.

Vorrei riprovarci, perché sarà il mio ultimo anno, per i canoni sanremesi sono già grandicello e anche stempiato. Ho scritto varie cose che potrebbero adattarsi. l’importante è non scrivere canzoni su misura per farlo. del tipo “ facciamo una canzone e portiamola a sanremo”. no. mi piace pensare che la canzone debba nascere da un sentimento, che sia negativo o positivo non importa, l’importante è che esprima una verità assoluta. è l’unico modo penso, per arrivare alle persone. quindi non avendo canzoni scritte “apposta”, vedrò tra quelle che ho già e tra quelle che verranno, se ne avrò’ la possibilità con piacere.

Entrambi abbiamo frequentato e vinto Area Sanremo, quest’anno ci riprovi?
Vorrei riprovarci, perché sarà il mio ultimo anno, per i canoni sanremesi sono già grandicello e anche stempiato. Ho scritto varie cose che potrebbero adattarsi. L’importante è non scrivere canzoni su misura per farlo… del tipo “facciamo una canzone e portiamola a Sanremo”. No, mi piace pensare che la canzone debba nascere da un sentimento, che sia negativo o positivo non importa, l’importante è che esprima una verità assoluta; è l’unico modo penso, per arrivare alle persone. Quindi non avendo canzoni scritte “apposta”, vedrò tra quelle che ho già e tra quelle che verranno, e se ne avrò la possibilità con piacere.

Ps. Quale artista mi consigleresti di ascoltare?
Potrei fare una lista di nomi che tu sicuro conoscerai e bene (Capossela, De André, Tenco, Lauzi, Gazzé) però voglio segnalarti un gruppo di matti che si chiama L’officina della camomilla. Ascolta La morte per colazione e Un fiore per coltello, sono dei ventenni già distrutti o forse sono loro così di natura, non lo so, fatto sta che gli riconosco una sorta di genialità nella composizione dei brani. I testi nonostante acerbi, sono meravigliosi. Buon ascolto!


Ernesto De Luca intervista Dajana


Perché senti l'esigenza di scrivere canzoni: è un'esigenza o altro?
Le mie canzoni nascono in un istante ben preciso, è come avere un’illuminazione… Credo che tutto ciò avvenga perché satura di vivere in un determinato contesto sento l’esigenza di metterlo in musica. Avviene in modo del tutto naturale. Quando vivo delle situazioni, le vivo fino al punto di non ritorno e così senza rendermene conto inizio a cantare a raccontare con la voce quello che ho vissuto direttamente e indirettamente.

Mentre canti i tuoi pensieri fanno viaggi?  E se sì dove arrivano?
I miei pensieri viaggiano continuamente, soprattutto in luoghi dove non sono mai stata.

La musica è una benedizione o una condanna?
È sempre una benedizione… dipende da noi. Se la viviamo come una condanna è perchè non abbiamo compreso il vero senso di questo meraviglioso dono.

C'è gente che di giorno è avvocato e la sera va a suonare e c'è chi invece vive la musica come vocazione e vive la musica a 360 gradi, non badando al lato economico, ma solo alla musica come fonte di ispirazione alla vita. Tu cosa pensi dei "dopolavoristi musicali"?
Non c’è una verità assoluta, perchè ho conosciuto medici bravissimi che non hanno mai perso l’amore per la musica ed in qualche modo nel loro piccolo ottengono piccole o grandi soddisfazioni, e suonano e cantano bene. Poi ho conosciuto artisti “puristi” che vivono di sola musica, non tutti realizzati e fanno la fame… non sono felici e ce l’hanno con il mondo intero! Quindi cosa ne penso?! Che se ti aspetti in Italia di vivere la musica a 360 gradi per vocazione puoi farlo, ma devi esserne consapevole e soprattutto felice altrimenti quello che arriva al pubblico è solo frustrazione!

Oro, incenso o mirra?
Incenso… So che cura la colite!


DAJANA - Un Vecchio Noir
1
Ernesto De Luca - L'importanza di chiamarsi Ernesto
2
L'autore

Nadia Macrì

Nadia Macrì, è nata nel 1977 a Zurigo, ma ha vissuto anche in altre città italiane, isole comprese.
Non è chiaro se per vocazione o per bisogno, alterna pittura, radio, canto, web e scrittura all'arte della medicina. Segue con particolare interesse gli artisti emergenti e ama tutto ciò che è alternativo.
Ha all'attivo diverse collaborazioni con emittenti radiofoniche, case discografiche e portali musicali. Collabora con diverse associazioni locali e nazionali per la realizzazione di eventi musicali, ma ama soprattutto comunicare con gli artisti attraverso le sue interviste che conclude sempre con la stessa domanda semi-seria: qual è la nota musicale preferita. Quasi a voler costruire una melodia aggiungendo una nota per volta.
Di se stessa dice: "Ci sono quelli che sanno tenere i piedi per terra. E chi ha sempre la testa fra le nuvole. Nadia è a metà. Tra terra e cielo”.
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