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A tutto rap con gli Shark & Groove

"Ognuno ha una predisposizione a qualcosa, deve solo scoprirlo e lottare finché non riesce nel proprio intento"

di Nadia Macrì - 29 agosto 2016
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Shark & Groove sono due artisti speciali. Giuseppe Costanzo e Antonio Callà, entrambi poco più che ventenni. Ho avuto il piacere di incontrarli e di assistere ad un loro concerto e ancora una volta ho sperimentato quanto la musica possa essere medicina e cura, e quanto noi, apparentemente normodotati, siamo pieni di limiti, che sono sempre i nostri.
Shark e Groove si sono conosciuti nel 2009, da subito in piena sintonia, scoprendo la comune passione per la musica, che va oltre la comune disabilità. Inizia quindi in un clima di amicizia fraterna una collaborazione artistica che li porta, nell'ottobre 2013, ad incidere il loro primo disco autoprodotto e successivamente, motivati e spinti dal discreto successo avuto in rete con il primo singolo, a partecipare al programma televisivo Italia's got talent, in onda su Sky.
Quel mondo pieno di luci, riflettori ed ansie da prestazione era ben diverso da loro piccolo mondo della Calabria ionica che li ha visti crescere, e forse anche dei loro sogni, ma sono bastati gli occhi brillanti e l'approvazione sentita dei giudici, come anche il calore del pubblico di Italia's got talent, per guadagnare il podio nella talent televisivo e far decollare una carriera che si sta definendo con il nuovo progetto discografico, con il tour che quest'estate li vede impegnati in tutta la regione, ma che li ha visti calcare anche palchi importanti perfino a Toronto.

Partiamo dal vostro nome d’Arte: chi lo ha scelto, cosa vuol dire?
Il nome del nostro gruppo è semplicemente l'unione dei nostri nomi d'arte. Ognuno ha scelto il suo e quando dovevamo scegliere il nome del gruppo abbiamo deciso di accostare l'uno all'altro.

Ci raccontate come e perché vi siete affacciati proprio al rap?
Fin da bambini abbiamo ascoltato il rap . I nostri miti erano gli Articolo 31, i Gemelli diversi e Mondo Marcio, ma ascoltavamo anche il cantautorato dei mostri sacri: De Andrè, Lucio Battisti e Mogol. Alla fine non abbiamo scelto di farlo, siamo stati trascinati dentro. Ognuno ha una predisposizione a qualcosa, deve solo scoprirlo e lottare finché non riesce nel proprio intento.

Siete fortunati come collocazione temporale, perché dopo anni di difficoltà, il rap in questo momento sta ottenendo i giusti riconoscimenti ed è il genere più amato dalle nuove generazioni, è così?
Ci sentiamo fortunati a metà, perché adesso forse questo genere è diventato troppo di massa. Non si distingue più chi porta contenuti nei propri testi e chi usa questo genere solo per conquistare il pubblico; invece una volta questo genere era usato da chi era escluso dalla società, da chi aveva qualcosa d'importante da dire.

Nei testi dei rapper oltre alla denuncia, ci sono anche tante risposte e proposte… si può rappare tutto?
Si può rappare tutto ciò che si vuol trasmettere.

Ci parlate dell’ultimo vostro brano?
Non possiamo parlare del nostro ultimo brano, perché è appena uscito il disco quindi gli ultimi brani sono 17!

E a proposito di “voce del verbo rappare”, nei vostri testi qual è la parola più strana (leggasi petalosa) che avete inserito?
Mmm domanda difficile, non ne abbiamo inventato parole quindi diciamo che è soggettiva la cosa, cioè una cosa è strana quando non la si conosce. Noi le abbiamo scritte quindi non ci appaiono strane come parole. Possiamo dire che ci sono molte citazioni a Serie Tv e Anime. Quindi per chi non li segue sarà strano sentire una parola come "dissennatori" (citazione a Harry Potter).

Le donne rapper nel panorama italiano sono veramente poche, secondo voi perché il rap è un genere strettamente maschile?
Nel ultimo periodo ne stiamo scoprendo parecchio di rapper femminili. Quindi possiamo dire che le affermate sono poche, ma il rap diffuso in tutti e due i generi.

Però il rap non è un genere per soliste e basta, le collaborazioni sono sempre tante: voi a chi dovete il grazie più grande?
Per adesso abbiamo collaborato solo con Karmen Sandiego (una rapper canadese) con cui abbiamo scritto Broken wings, canzone contenuta nel nostro disco. E prossimamente uscirà un pezzo con nostro fratello Silver X.

Ed invece qual è la collaborazione impossibile che avete nel cassetto?
Da sempre il nostro sogno è quello di incidere un pezzo con J-Ax.

Ci saluti con un rigo di freestyle per Fratelli d’Arte?
Ciao Fratelli d'Arte, la musica è universale ci vediamo su Marte.


Shark e Groove - Ho cambiato la realtà
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L'autore

Nadia Macrì

Nadia Macrì, è nata nel 1977 a Zurigo, ma ha vissuto anche in altre città italiane, isole comprese.
Non è chiaro se per vocazione o per bisogno, alterna pittura, radio, canto, web e scrittura all'arte della medicina. Segue con particolare interesse gli artisti emergenti e ama tutto ciò che è alternativo.
Ha all'attivo diverse collaborazioni con emittenti radiofoniche, case discografiche e portali musicali. Collabora con diverse associazioni locali e nazionali per la realizzazione di eventi musicali, ma ama soprattutto comunicare con gli artisti attraverso le sue interviste che conclude sempre con la stessa domanda semi-seria: qual è la nota musicale preferita. Quasi a voler costruire una melodia aggiungendo una nota per volta.
Di se stessa dice: "Ci sono quelli che sanno tenere i piedi per terra. E chi ha sempre la testa fra le nuvole. Nadia è a metà. Tra terra e cielo”.
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